Mal di cemento. Negli ultimi cinque anni il
consumo di suolo in Italia è cresciuto al ritmo di oltre 8 metri quadrati al
secondo, pari al 6,9% del territorio nel 2010. Per ogni italiano sono andati
persi più di 340 mq all'anno. Ogni 5 mesi perdiamo una quantità disuolo pari
a quella del comune di Napoli e ogni anno ad essere divorata dal cemento è
un'area vasta quanto Milano e Firenze.
Ci sono molte menti inferme in Italia. Torino ne ha la sua buona
parte, ed esse trovano naturalmente nella Gazzetta del Popolo il più
sostanzioso pascolo di ghiande. Il signor Sebastiano Lissone, di professione
uomo pratico, non è dei meno sognanti ad occhi aperti. L’utilizzazione dei
piccoli spazi incolti gli fa già vedere un raccolto di fagioli e patate da
ovviare in gran parte alla carestia attuale. E siccome sogna ad occhi
aperti, si libera dalle facili obiezioni degli scettici (che non sono scettici, ma hanno delle
cose una visione realistica) con una semplicità degna di miglior fortuna. Per
lui è una leggenda che esistano in Italia vaste estensioni di terreni incolti
suscettibili di coltivazione proficua, perché, dice, l’Italia non è un paese
con molte terre incolte, ma piuttosto con molte terre coltivate male. E così il
signor Lissone fa una confusione comodissima. Confonde le terre incolte, di cui
tanto si parlava prima della guerra (e per questo lato egli può aver ragione),
con le terre già coltivate e che oggi, per mancanza di braccia, sono lasciate
in abbandono. Pensare di sostituire il lavoro di qualche milione di agricoltori,
professionisti, con la coltivazione dei margini stradali, ecco ciò che
è sommamente ridicolo, e cui il signor Lissone dovrebbe cercare una
giustificazione economica e politica.
Diamo un esempio che calza a meraviglia. Abbiamo
avuto una lunga conversazione con un amico ritornato ultimamente dalla Sardegna, una regione d’Italia
che è completamente agricola. La Sardegna ha avuto l’anno scorso una gravissima
crisi, ed un’altra ne sta subendo in questi giorni. Nell’estate dell’anno
scorso la Sardegna fu mezzo invasa da incendi spaventosi che distrussero la parte di
raccolti non ancora mietuti, distrussero chilometri e chilometri quadrati di
bosco, assediarono intieri villaggi, carbonizzarono migliaia di capi di
bestiame grosso e minuto. In questi giorni la Sardegna è stata allagata da
alluvioni torrentizie che invasero villaggi, interruppero linee ferroviarie,
fecero deragliare i treni, e sommersero e imputridirono i seminati.
Tutto ciò è avvenuto in Sardegna per il caos creatovi dalle
autorità, dai provvedimenti governativi. Ed a questa distruzione di ricchezza,
a questa mancata produzione di ricchezza i sofi balordi vorrebbero sopperire
col coltivare i pezzetti di terreni incolti, i giardini pubblici, le piazze
d’armi, mentre contemporaneamente le terre sempre coltivate, le terre educate
dalle culture metodiche degli agricoltori di professione, o rimangono
abbandonate o vengono rapinate dalla furia degli elementi. E con questo cambiar
di lato, che gli fa fare sogni strabilianti, l’infermo crede di aver trovato
finalmente la via della salvezza.
Antonio Gramsci, 1917
Non c'è molto da aggiungere. E' passato un secolo, le lezioni passano mai imparate, le cose accadono e riaccadono sempre uguali.
…..
Il suolo è una risorsa non rinnovabile che l’uomo, con le sue
attività, ‘consuma’: le abitazioni, le strade, le ferrovie, i porti, le
industrie occupano porzioni di territorio trasformandole in modo pressoché
irreversibile. Il ritmo di questi processi è cresciuto parallelamente allo
sviluppo delle economie: quello dell’aumento del consumo di suolo è un fenomeno
globale, ma che è più problematico in paesi di antica e intensa antropizzazione
come l’Italia, in cui, per la scarsità di suolo edificabile, l’avanzata
dell’urbanizzazione contende il terreno all’agricoltura e spinge
all’occupazione di aree sempre più marginali, se non addirittura non adatte
all’insediamento, come quelle a rischio idrogeologico. Nel nostro Paese è
ancora fortissima la tendenza a cementificare disordinatamente il suolo libero:
l’abusivismo edilizio in particolare nel Sud, la crescita a macchia d’olio
delle città, l’integrale urbanizzazione di lunghi tratti delle coste
hanno segnato lo sviluppo territoriale dell’Italia contemporanea. Si costruisce
per ragioni altre dalla necessità: per portare soldi nelle casse dei Comuni,
per la mancanza di abitazioni in affitto, che crea una domanda di case a poco
prezzo lontane dai centri abitati. Anche strade e autostrade, spesso, si
realizzano soprattutto per rendere fabbricabili le aree attraversate. Una
tendenza che ci allontana dalle migliori esperienze europee, dove l’attività
immobiliare si concentra spesso nella riqualificazione dei cosiddetti “brown
fields”, le aree ex-industriali.
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