giovedì 12 dicembre 2013

I giochi perduti: Le biglie

 Inauguriamo oggi una nuova rubrica dedicata ai bambini, ai genitori e, perché no, a chi vuole tornar fanciullo. I giochi perduti, giochi antichi, in molti casi nati nelle nebbie del tempo antico e quasi sempre diffusissimi fino al tempo della grande diffusione dei giochi elettronici. Sono migliaia, naturalmente, ma per tutti ci sono degli elementi in comune ed è per questi che abbiamo deciso di rispolverarli e proporli. Innanzi tutto erano giochi “sociali”. I bambini di ogni epoca si ritrovavano per parteciparvi, per trascorrere il tempo e anche per relazionarsi tra loro. Oggi forse si trascura l’importanza che questa fase di vita dei più giovani sia fondamentale non solo a livello personale ma anche a livello comunitario. Spesso era durante i giochi di bambini, tra innocente competizione e spirito di squadra e partecipazione, che si formavano le radici di una struttura comunitaria coesa e solidale. Un altro aspetto è quello delle pochissime necessità richieste da questi giochi. Era, ed è, sufficiente un fazzoletto di terra nuda, un muretto, un sagrato ed un gessetto, qualche pezzo di legno, una palla (una). Nessuno ne può essere escluso a causa delle proprie possibilità. Non a caso, fino a tempi recentissimi, la distinzione è stata molto netta tra giochi e giocattoli (in altri tempi chiamati balocchi), con una grandissima rilevanza dei primi, ovvero quelli che venivano praticati.

Tuttavia questa non vuole essere certo una rubrica di lamentela verso i tempi moderni. Cambiati i tempi, certo, cambiati i bambini e cambiati anche noi, che bambini siamo stati. Crediamo però che tutto debba fluire in equilibrio. Ben venga ciò che è nuovo, moderno, postmoderno addirittura. Ben vengano anche i corsi di tutti i tipi dedicati ai bambini, volti a far loro scoprire talenti e capacità. Ma non tutto ciò che è antico è peggiore e aiutando i più piccoli a bilanciare le due cose, coinvolgendoli e proponendo loro attività vecchie ma dai valori perfettamente attuali, li aiuteremo ad accogliere meglio la vita. Anche aiutandoli a restar bambini più a lungo. Magari, un pizzico, persino da adulti.

LE BIGLIE
Il gioco universale delle biglie o palline veniva effettuato un tempo con palline di terracotta, colorate spesso con vivaci tinte, non erano pochi i bambini che se le costruivano da soli mettendo a cuocere la creta nel forno di casa. Dal XVIII° secolo fino al XX°, la Germania è stata il centro mondiale dell’industria delle biglie. Originariamente erano di marmo, come è indicato dal nome inglese marbles, per diventare poi le famossissime biglie di vetro colorato a spicchi.
Si gioca a biglie da molto tempo. Erano già note in Egitto e a Roma, prima dell’Era Cristiana. Sono sempre state considerate un’evasione rispetto ai compiti di scuola. Un poema anonimo del 1600 descrive uno scolaro inglese come “una nullità in sintassi, ma un esperto in biglie.”

Con le biglie si possono fare dozzine di giochi diversi.

Il più conosciuto alle nostre latitudini è quello della “tana” (la buca). Il gioco consiste nel colpire le biglie degli avversari diventandone proprietario. Prima di poterle colpire però bisogna far entrare la propria biglia in una buca (la tana) precedentemente preparata (di solito si sceglie uno spiazzo di terra dove si scava una buca del diametro di più o meno una spanna). Alla partenza - a turno - si tira la propria biglia, colpendola con il pollice o l’indice, e si cerca di entrare in buca. Quando uno riesce ad entrarci può, con un tiro successivo, mirare le altre biglie tirando la sua dal bordo della tana oppure verticalmente (il giocatore si pone presso una biglia avversaria qualsiasi e lascia cadere la propria biglia dall’altezza del torace). Se riesce a colpirla guadagna la biglia avversaria e continua il gioco, in caso contrario il gioco passa agli altri giocatori. Ad ogni tiro è concesso di spostare in avanti la propria biglia di una spanna. Dove non si può scavare una buca, tutto è concesso! Un piccolo cerchio di gesso (da non confondersi con quello più grande dedicato al gioco qui sotto), un difetto del pavé, una piccola scatola bucata e così via.

Un altro fra i più giocati e, senza dubbio, il più antico gioco delle biglie è quello del cerchio. Si disegna, per terra, con il gesso, un cerchio (o un’altra fi gura geometrica) di circa 30 cm di diametro e ciascun giocatore pone al centro un numero uguale di biglie (2 o 3). Si disegna un altro cerchio, attorno al primo, di due o più metri di diametro. Ogni giocatore, stando all’esterno del cerchio più grande, lancia una biglia, cercando di toccare una di quelle all’interno del cerchio più piccolo. Se riesce, la biglia colpita è sua. La regola del gioco consente al giocatore di continuare a tirare fino a quando, con ogni colpo, tocca una biglia. Di questo gioco esistono diverse varianti fra cui quella dove si entra in possesso di una biglia non quando è colpita, ma solo quando questa esce dal cerchio più piccolo. Ovviamente con un colpo si tenterà di far uscire più biglie possibili. In genere la gara finisce quando non vi sono più biglie nel centro.

Il gioco del ponte
Nel gioco del ponte si usano degli archetti di ampiezza differenti. Ogni giocatore lancia le biglie verso il ponte, partendo da una linea disegnata poco lontano. Se la biglia entra in uno dei buchi, il giocatore vince un numero di punti pari alla cifra scritta sopra il buco. Più il buco è piccolo, più il punteggio è alto, la biglia deve passare senza però toccarne i bordi.

Cicca spanna
Altro gioco “storico”: un bimbo tira una biglia né troppo distante né troppo vicino. L’altro per vincere deve ciccarla con la propria, ma badando che si fermi entro la distanza di una spanna. Se rotola più avanti nessuno ha vinto, se la biglia si ferma invece entro una spanna senza
ciccare è persa.

La buca
Gioco da fare solo in cortili con terra: si scava una buca, sul bordo si posano le biglie da mettere in palio. Poi, da almeno due metri, si tirano le proprie biglie badando di ciccare in buca quelle in palio, senza che quella tirata vada giù. Le biglie cadute in buca sono vinte, ma se la propria cade dentro, va messa in palio. Ovviamente ognuno ha un tiro a turno






La pista con le biglie da spiaggia, o Cheecoting
Un discorso a parte va fatto per il gioco sulle biglie in spiaggia, sicuramente più recente di quelli descritti fin qui. Legato in particolare agli anni dai ’60 agli ’80 e all’esplosione del turismo di massa, si gioca su una pista realizzata sulla sabbia asciutta (ormai è raro vedere un bambino che ne trascina un altro tirandolo per le gambe, di modo che questi crei la pista strisciando sul sedere, ma è proprio così che si fa!), perfezionata poi a piacere con buche, ostacoli, ponti e trabocchetti.

Le biglie sono più grandi, di plastica, ancora oggi con le immagini dei ciclisti o delle auto di formula uno (anche se sono apparse quelle con i personaggi dei cartoni animati). Si tira a turno, vince chi completa per primo il circuito, con infinite varianti (e storici litigi) su ciò che deve succedere a chi esce di pista, dall’eliminazione allo stop di un turno. Con il tramontare dell’interesse dei più piccoli per questo gioco si è sviluppata una vera e propria disciplina (con tanto di “università” a Ravenna) che prende il nome di Cheecoting, ovvero il nome gergale del gioco delle biglie sviluppatosi sulle spiagge messicane. Le regole sono le stesse, le competizioni più accese, le piste sempre più complesse. Alcune sono vere e proprie sculture di sabbia. Come dire, non è mai troppo tardi per tornare bambini.

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