Fonte: esperienza diretta per aver salvato negli anni
diversi animali provenienti dalle gabbie degli allevamenti intensivi.
L’esperienza diretta della mia vita a contatto con
questi animali esula dai dettami della scienza veterinaria e spesso i veterinari
interpellati si sono trovati di fronte a realtà del tutto nuove anche per loro…
In biologia si studia che la vita di una gallina può arrivare anche a 20 anni;
nella realtà delle galline provenienti dalle gabbie degli allevamenti intensivi
questa vita si riduce vertiginosamente di ben 19 anni. Come vedrete, la vita
media delle galline che nel corso degli anni ho salvato dalle gabbie è di circa
1 anno ovvero 1 anno e 7 mesi.
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Premetto
che mi accingo a redigere questo articolo con notevole pathos emotivo, in
quanto inevitabilmente con la mente devo ripercorrere tutto il dolore provato
per ogni perdita che ho subito, per ogni cucciola che ho visto morire impotente
e spesso mi è morta tra le braccia, con il mio cuore che rischiava di fermarsi
ogni volta.
Sono
anni che salvo galline dagli allevamenti intensivi e poi ospito a casa mia,
portandole ogni giorno nei parchi con me e dormendo insieme a loro. Per me sono
animali da compagnia esattamente come i cani e i gatti. Anzi, ritengo che
queste creature siano esattamente a metà strada tra i cani e i gatti, in quanto
hanno caratteristiche sia degli uni che degli altri. Sono fedelissime,
gelosissime, permalosissime e affezionatissime
alla propria ‘dada’ esattamente come i cani e amano le coccole, si accovacciano nella propria cesta sul cuscino e pensano in autonomia a pulirsi le piume esattamente come i gatti pensano alla pulizia del proprio pelo.
Le
galline sono creature mattiniere, proprio come la sottoscritta e, per il mio
carattere, preferisco di gran lunga la sera quando arrivo a casa mettermi il
‘pigiamone’ e magari pulire tutto il mattino seguente all’alba, piuttosto che
uscire verso le undici o mezzanotte per portare fuori il mio cucciolo. Ogni
cucciolo necessita di cure, non solo la gallina da compagnia, ma anche il cane
o il gatto di casa, non dobbiamo certo pensare a loro alla stregua di
‘giocattoli’ o ‘soprammobili’ , semplicemente ognuno di noi sceglierà il
cucciolo che più lo assomiglia, così da potersi prendere cura di lui al meglio.
Premesso
questo, provo a riepilogare la mia esperienza diretta in merito alla vita media
delle galline.
Il
primo pennutino che ho avuto in cura fu nel 1987: un pulcino nato libero in
campagna dalla mia bisnonna e visse per 7 anni abbondanti e a mio avviso
avrebbe potuto vivere di più se non ci fosse stato quel malinteso che lo fece
soffrire di gelosia nei miei confronti! Mi vide con un altro cucciolo, questa
volta d’uomo, e per proteggerlo da eventuali giochi e grida di questo bimbo
feci finta di non vederlo e non lo ‘presentai’ al bambino. Il giorno seguente
il mio cucciolo inspiegabilmente fu trovato morto ‘per cause naturali’. Io non
feci neppure in tempo a vederlo, ma mi venne descritta la sua morte come dovuta
a una probabile patologia cardiaca.
Nel
2007 salvai Caterina, la protagonista di numerosissimi video che realizzai su
di lei, anche destinati ai bambini, per avvicinarli a questi splendidi e
affettuosissimi animali. Caterina era sempre con me, ovunque io andassi e con
chiunque io stessi: piangeva quando mi vedeva uscire di casa e quindi, non
appena potevo, me la portavo con me: al parco, in giro per la città, in
vacanza, a casa del fidanzato, in giro per le città d’arte, ad un paio di
presidi animalisti (in braccio a me o ai miei piedi) e addirittura una volta
anche a fare la spesa al supermercato!
Caterina
la salvai il giorno stesso in cui nacque, il giorno 3 agosto del 2007, e quindi
non stette nelle minuscole e sporche gabbie affollate degli allevamenti
intensivi neppure un giorno. Forse è per
questo motivo che, nonostante la ‘vita mondana’ che fece al mio fianco, amata e
coccolata sempre, magari non proprio consona ad una gallina, ma io che la
conoscevo così bene e ci intendevamo al volo, capivo che preferiva stare al mio
fianco piuttosto che in casa, è vissuta per oltre 3 anni.
Le
successive galline le salvai tutte a circa 20-25 giorni di vita e quindi erano
già state nelle minuscole e affollatissime gabbiette di ferro per tutti quei
giorni.
Andando
in ordine cronologico, le successive galline che ho salvato dalle gabbie, alla
morte della mia adorata Caterina, sono Isabella e Neroni.
Neroni
sin da subito ha manifestato patologie cardio-respiratorie e il suo respiro era
rumorosissimo (così come le sue fusa: rumorosissime anch’esse!). Neroni morì
all’arrivo della prima estate afosa, la mattina del 25 giugno 2011. Visto il caldo di quei giorni, sia Isabella
sia Neroni avevano dormito in terrazza (era veramente caldo). Quella mattina
del 25 giugno 2011 trovai Neroni accucciata tra un vaso di fiori e il muro
della terrazza. La feci entrare, ma non feci in tempo a ripulire la terrazza
che mia madre mi avvertì che sentiva un rumore di sbattimento di ali: mi
precipitai in cucina e la trovai che stava spirando… La presi tra le braccia e
con la gallina sulle mie ginocchia iniziai a comporre i numeri di tutti i
veterinari specializzati in uccelli che mi erano stati segnalati, ma nessuno di
essi mi diede ragguagli certi sulla motivazione di questa morte a loro dire
prematura. Un avvelenamento? Un problema cardiaco? Per accertarne la vera causa
avrei dovuto sottoporre la mia amata cucciola nera ad un’autopsia, ma il dolore
per me al solo pensiero del suo corpicino sfigurato fu talmente grande che
preferii lasciarla riposare in pace. Solo anni più tardi, con l’esperienza
delle successive galline che ho salvato, mi resi conto che stavo assistendo - in
perfetta solitudine e non supportata neppure dai veterinari che continuavano ad
insistere, sulla base di quanto avevano studiato sui libri di biologia, che la
vita media delle galline è sui 20 anni…ndr - sempre ad una stessa identica
morte per queste povere sfortunate creature che avevano vissuto parte della
loro vita nelle gabbie e provenienti altresì da ‘accurate’ e volte solo al
profitto dell’allevatore selezioni genetiche compiute da questi allevatori per
potenziare a dismisura la parte ‘richiesta dai consumatori’, il petto, con
notevole nocumento delle ossa, troppo deboli per sostenere il peso innaturale
di queste creature, e con l’inevitabile svilupparsi di malattie
cardiocircolatorie.
Isabella
continuò a farmi compagnia, alla morte della sua sorellina Neroni, ancora per
qualche mese e morì il giorno 9 aprile del 2012, all’età di 1 anno e 7 mesi.
Identica la modalità del decesso: prima sono mogie ed accovacciate, respirano
rumorosamente (forse sono già in gasping, ovvero in respiro agonico), poi si alzano
un attimo sulle zampine e si riversano all’indietro. Talvolta sbattono per un
po’ le ali, nell’ultimo tentativo di sopravvivere, poi spirano e non ci sono
più, con mio intenso e vivo dolore ogni volta!
Dopo
la morte di Isabella salvai Laura e Carlotta, il giorno 21 aprile del 2012.
Laura si presentava subito come pulcina sofferente e con un occhio quasi cieco
a causa delle precarie condizioni igieniche delle gabbie degli allevamenti
intensivi e delle continue defecazioni sull’occhio provenienti dalle galline
poste sulle gabbie di sopra! E non hanno modo di pulirsi gli occhi con l’acqua…
e, come sicuramente saprete, le feci sono corrosive.
Fortunatamente,
così come le successive galline Anastasia (detta affettuosamente ‘Fagiolino’) e
Havana, riuscii con l’aiuto del veterinario a curarglielo e tornò a vederci.
Carlotta
morì il 15 aprile del 2013. La trovai impigliata in una rete da calcio presente
all’interno del parco condominiale dove tutti i giorni la facevo ‘pascolare’
insieme alla sorellina Laura. Il veterinario commentò questo decesso con la
debolezza di cuore dei pennuti che, trovandosi imprigionati, possono morire in
pochissimi minuti d’infarto.
Laura
morì come Isabella all’età di 1 anno e 7 mesi, con identiche modalità. La
trovai dentro al rifugio che nel frattempo avevo aperto per dare una seconda
vita alle galline salvate dalle gabbie: era mogia, accovacciata in un angolo,
con la crestina violacea e fredda al tatto. La presi tra le mie braccia e la
portai su in casa di mia nonna, al caldo. Dopo circa un’ora la vidi morire e mi
morì tra le braccia.
grazie per aver pubblicato questo articolo! baci! s.
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