Inauguriamo oggi una nuova rubrica dedicata ai bambini, ai genitori
e, perché no, a chi vuole tornar fanciullo. I giochi perduti, giochi antichi,
in molti casi nati nelle nebbie del tempo antico e quasi sempre diffusissimi
fino al tempo della grande diffusione dei giochi elettronici. Sono migliaia, naturalmente,
ma per tutti ci sono degli elementi in comune ed è per questi che abbiamo
deciso di rispolverarli e proporli. Innanzi tutto erano giochi “sociali”. I
bambini di ogni epoca si ritrovavano per parteciparvi, per trascorrere il tempo
e anche per relazionarsi tra loro. Oggi forse si trascura l’importanza che
questa fase di vita dei più giovani sia fondamentale non solo a livello personale
ma anche a livello comunitario. Spesso era durante i giochi di bambini, tra
innocente competizione e spirito di squadra e partecipazione, che si formavano
le radici di una struttura comunitaria coesa e solidale. Un altro aspetto è
quello delle pochissime necessità richieste da questi giochi. Era, ed è,
sufficiente un fazzoletto di terra nuda, un muretto, un sagrato ed un gessetto,
qualche pezzo di legno, una palla (una). Nessuno ne può essere escluso a causa
delle proprie possibilità. Non a caso, fino a tempi recentissimi, la
distinzione è stata molto netta tra giochi e giocattoli (in altri tempi
chiamati balocchi), con una grandissima rilevanza dei primi, ovvero quelli che
venivano praticati.
Tuttavia questa non vuole essere certo una rubrica di
lamentela verso i tempi moderni. Cambiati i tempi, certo, cambiati i bambini e
cambiati anche noi, che bambini siamo stati. Crediamo però che tutto debba
fluire in equilibrio. Ben venga ciò che è nuovo, moderno, postmoderno
addirittura. Ben vengano anche i corsi di tutti i tipi dedicati ai bambini,
volti a far loro scoprire talenti e capacità. Ma non tutto ciò che è antico è
peggiore e aiutando i più piccoli a bilanciare le due cose, coinvolgendoli e
proponendo loro attività vecchie ma dai valori perfettamente attuali, li
aiuteremo ad accogliere meglio la vita. Anche aiutandoli a restar bambini più a
lungo. Magari, un pizzico, persino da adulti.
LE BIGLIE
Il gioco universale delle biglie o palline veniva effettuato
un tempo con palline di terracotta, colorate spesso con vivaci tinte, non erano
pochi i bambini che se le costruivano da soli mettendo a cuocere la creta nel
forno di casa. Dal XVIII° secolo fino al XX°, la Germania è stata il centro
mondiale dell’industria delle biglie. Originariamente erano di marmo, come è
indicato dal nome inglese marbles, per diventare poi le famossissime biglie di
vetro colorato a spicchi.
Si gioca a biglie da molto tempo. Erano già note in Egitto e
a Roma, prima dell’Era Cristiana. Sono sempre state considerate un’evasione
rispetto ai compiti di scuola. Un poema anonimo del 1600 descrive uno scolaro
inglese come “una nullità in sintassi, ma un esperto in biglie.”
Con le biglie si possono fare dozzine di giochi diversi.
Il più conosciuto alle nostre latitudini è quello della
“tana” (la buca). Il gioco consiste nel colpire le biglie degli avversari diventandone
proprietario. Prima di poterle colpire però bisogna far entrare la propria
biglia in una buca (la tana) precedentemente preparata (di solito si sceglie
uno spiazzo di terra dove si scava una buca del diametro di più o meno una spanna). Alla partenza - a turno - si tira la
propria biglia, colpendola con il pollice o l’indice, e si cerca di entrare in buca.
Quando uno riesce ad entrarci può, con un tiro successivo, mirare le altre
biglie tirando la sua dal bordo della tana oppure verticalmente (il giocatore
si pone presso una biglia avversaria qualsiasi e lascia cadere la propria
biglia dall’altezza del torace). Se riesce a colpirla guadagna la biglia
avversaria e continua il gioco, in caso contrario il gioco passa agli altri
giocatori. Ad ogni tiro è concesso di spostare in avanti la propria biglia di
una spanna. Dove non si può scavare una buca, tutto è concesso! Un piccolo
cerchio di gesso (da non confondersi con quello più grande dedicato al gioco
qui sotto), un difetto del pavé, una piccola scatola bucata e così via.
Un altro fra i più giocati e, senza dubbio, il più antico
gioco delle biglie è quello del cerchio. Si disegna, per terra, con il gesso, un
cerchio (o un’altra fi gura geometrica) di circa 30 cm di diametro e ciascun
giocatore pone al centro un numero uguale di biglie (2 o 3). Si disegna un
altro cerchio, attorno al primo, di due o più metri di diametro. Ogni
giocatore, stando all’esterno del cerchio più grande, lancia una biglia, cercando
di toccare una di quelle all’interno del cerchio più piccolo. Se riesce, la
biglia colpita è sua. La regola del gioco consente al giocatore di continuare a tirare fino a quando, con ogni
colpo, tocca una biglia. Di questo gioco esistono diverse varianti fra cui
quella dove si entra in possesso di una biglia non quando è colpita, ma solo
quando questa esce dal cerchio più piccolo. Ovviamente con un colpo si tenterà
di far uscire più biglie possibili. In genere la gara finisce quando non vi
sono più biglie nel centro.
Il gioco del ponte
Nel gioco del ponte si usano degli archetti di ampiezza
differenti. Ogni giocatore lancia le biglie verso il ponte, partendo da una
linea disegnata poco lontano. Se la biglia entra in uno dei buchi, il giocatore
vince un numero di punti pari alla cifra scritta sopra il buco. Più il buco è
piccolo, più il punteggio è alto, la biglia deve passare senza però toccarne i
bordi.
Altro gioco “storico”: un bimbo tira una biglia né troppo
distante né troppo vicino. L’altro per vincere deve ciccarla con la propria, ma
badando che si fermi entro la distanza di una spanna. Se rotola più avanti
nessuno ha vinto, se la biglia si ferma invece entro una spanna senza
ciccare è persa.
La buca
Gioco da fare solo in cortili con terra: si scava una buca,
sul bordo si posano le biglie da mettere in palio. Poi, da almeno due metri, si
tirano le proprie biglie badando di ciccare in buca quelle in palio, senza che quella
tirata vada giù. Le biglie cadute in buca sono vinte, ma se la propria cade
dentro, va messa in palio. Ovviamente ognuno ha un tiro a turno
La pista con le biglie da spiaggia, o Cheecoting
Un discorso a parte va fatto per il gioco sulle biglie in spiaggia,
sicuramente più recente di quelli descritti fin qui. Legato in particolare agli
anni dai ’60 agli ’80 e all’esplosione del turismo di massa, si gioca su una
pista realizzata sulla sabbia asciutta (ormai è raro vedere un bambino che ne
trascina un altro tirandolo per le gambe, di modo che questi crei la pista
strisciando sul sedere, ma è proprio così che si fa!), perfezionata poi a
piacere con buche, ostacoli, ponti e trabocchetti.
Le biglie sono più grandi, di plastica, ancora oggi con le
immagini dei ciclisti o delle auto di formula uno (anche se sono apparse quelle
con i personaggi dei cartoni animati). Si tira a turno, vince chi completa per
primo il circuito, con infinite varianti (e storici litigi) su ciò che deve
succedere a chi esce di pista, dall’eliminazione allo stop di un turno. Con il
tramontare dell’interesse dei più piccoli per questo gioco si è sviluppata una
vera e propria disciplina (con tanto di “università” a Ravenna) che prende il
nome di Cheecoting, ovvero il nome gergale del gioco delle biglie sviluppatosi
sulle spiagge messicane. Le regole sono le stesse, le competizioni più accese,
le piste sempre più complesse. Alcune sono vere e proprie sculture di sabbia. Come
dire, non è mai troppo tardi per tornare bambini.
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