mercoledì 22 gennaio 2014

Come sono fatti? Il tempeh

Tempeh
Dopo il seitan ed il tofu, il tempeh è il terzo grande prodotto vegetale "sostitutivo della carne". Oggi a come sono fatti andiamo a scoprire come viene prodotto, quali sono le sue caratteristiche nutrizionali e come mangiarlo.

Il tempeh è un derivato della soia; si tratta di un cibo fermentato che, per il suo aspetto e forse anche in merito al buon contenuto in proteine, viene anche definito carne di soia.Il tempeh è originario del sud-est asiatico e viene prodotto fermentando i semi della soia gialla; come il tofu, anche il tempeh risulta più digeribile della soia stessa e pare che il processo di fermentazione non incida negativamente sul contenuto nutrizionale del legume.
NB. Il tempeh è un alimento conservato in salamoia, pertanto il contenuto in sodio risulta significativamente più elevato rispetto alla materia prima di provenienza.
Le applicazioni culinarie del tempeh sono diverse; esso può rappresentare un ingrediente da accompagnare ai primi piatti o al pane, ma anche da mangiare stufato, fritto o al vapore similmente ad una pietanza; proprio come fosse un pezzo di carne!

Produzione del tempeh

Per produrre il tempeh è necessario cuocere parzialmente i semi di soia; in seguito si procede con l'aggiunta di aceto e poi con l'inoculazione di microorganismi fermentanti. Questi sono rappresentati fondamentalmente da un micete (muffa) appartenente alla famiglia Mucoraceae: il Rhizopus oligosporus. Il composto viene poi steso e lasciato fermentare per 24h ad una temperatura di circa 30°C, in modo che il Rhizopus oligosporus possa sintetizzare i caratteristici miceli (ramificazioni) che conferiscono solidità e compattezza al tempeh. NB. L'azione microbica determina la liberazione di poca ammoniaca.

Caratteristiche nutrizionali del tempeh

Come già anticipato, il tempeh è un alimento più digeribile rispetto alla soia dalla quale viene prodotto; questa caratteristica è da attribuire all'azione del Rhizopus oligosporus che, oltre a degradare parzialmente le proteine (peptidasi fungina), determina una scissione quasi definitiva degli oligosaccaridi (raffinosio e stachinosio) generalmente responsabili del meteorismo e della tensione intestinale prodotti dai legumi ingeriti.
Macronutrienti Tempeh
Energia166,0 kcal
Proteine20,7g
Lipidi6,4 g
Carboidrati6,4 g
Colesterolo0 mg
Inoltre, se la soia di lavorazione fosse utilizzata cruda, nel tempeh sarebbero presenti molecole antinutrizionali come gli inibitori delle peptidasi e quelli delle amilasi; al contrario, subendo la cottura iniziale, queste molecole indesiderate subiscono una significativa inattivazione termica perdendo ogni effetto inibitore sulla digestione.
Tempeh
Il tempeh può essere utilizzato con successo nel miglioramento dei regimi vegani ma non può sostituire la carne; rispetto ad essa, il tempeh vanta pregi e difetti. Tuttavia, anche supponendo che (dal punto di vista del valore biologico) le proteine della soia possano essere opportunamente compensate, il legume in questione NON contiene cobalamina (vit. B12). Questa vitamina - essenziale per la sintesi degli acidi nucleici e la cui carenza (nel lungo termine) può indurre anemia perniciosa - è contenuta esclusivamente nei cibi di origine animale (dibattuta la presenza in alcune alghe); alcuni studi hanno scrutato la presenza di vit. B12 anche all'interno del tempeh ma, ahimè, hanno fornito tutti risultati discordanti; ma fortunatamente se ne è anche compresa la ragione! Per produrre il tempeh è necessario inoculare dei microorganismi; questi, come per i formaggi, sono ceppi volutamente selezionati ma la cui composizione varia necessariamente in base alla località e all'ambiente di crescita. Se ne evince che, ad esempio, il tempeh prodotto in Indonesia NON potrà mai essere identico a quello prodotto in Germania; a questo punto il lettore si chiederà quale sia la correlazione tra il ceppo di fermentazione ed il contenuto in cobalamina del tempeh. Ebbene, la vitamina B12 è un prodotto di sintesi esclusivamente batterica e l'uomo la introduce mangiando carni che già la contengono (grazie alla sintesi della flora batterica intestinale dell'animale stesso e alla fortificazione dei mangimi).
NB. Nei prodotti caseari (formaggi e yogurt) il contenuto in cobalamina è incrementato dai microorganismi di fermentazione.
Per farla breve, pare che i ceppi microbici inoculati nelle diverse aree del pianeta non sortiscano lo stesso effetto pro-vitaminizzante sul tempeh, pertanto, questo alimento non può essere considerato un valido apportatore di vitamina B12.
E' comunque doveroso specificare che il tempeh vanta molte altre caratteristiche nutrizionali pregevoli; possiede fibra alimentare, carboidrati complessi utili a fornire energia, proteine a medio valore biologico, lipidi polinsaturi ed essenziali (ω3), sali minerali (ferro e magnesio), vitamine e molecole ipocolesterolemizzanti come fitosteroli, saponine e lecitine; pertanto, a patto di non eccedere con l'apporto di sodio complessivo, nel contesto di una dieta equilibrata il tempeh può essere consumato anche con buona frequenza.


(Fonte: mypersonaltrainer.it)

Salute e Benessere: I benefici dello stretching

La pratica dello stretching rappresenta un'attività semplice ed efficace che aiuta a migliorare l'attività atletica, a diminuire le possibilità di infortunio e a ridurre al minimo l'indolenzimento muscolare.
Ma nello specifico, come si raggiungono questi obiettivi?
 
Incremento delle possibilità di movimento
Ponendo particolari parti del corpo in specifiche posizioni, siamo in grado di aumentare la lunghezza dei nostri muscoli. Ne consegue una riduzione generale della tensione muscolare e un incremento del nostro range di movimento normale. Ampliando il nostro range di movimento aumentiamo l'escursione percorribile dai nostri arti senza provocare danni ai muscoli e ai tendini. Per esempio, i muscoli e i tendini posteriori delle gambe vengono messi sotto una grande pressione quando si tira un calcio ad un pallone. Perciò maggiore saranno la flessibilità e l'elasticità di questi muscoli, maggiore sarà la possibilità che la nostra gamba porti a termine l'azione senza che lo sforzo provochi danni e stiramenti muscolari. I benefici di un range di movimento ampio includono: un maggiore senso di benessere, una maggiore capacità di muoversi liberamente e una diminuita predisposizione agli infortuni per stiramento di muscoli e tendini.

Maggiore potenza muscolare
Esiste un pericoloso luogo comune sullo stretching che dice: "se fai troppo stretching perdi sia la stabilità muscolare che la potenza muscolare". Questo è completamente falso. Aumentando la lunghezza muscolare aumentiamo la distanza attraverso cui è possibile la contrazione muscolare. Ciò comporta un potenziale incremento della nostra potenza muscolare e quindi un incremento della nostra abilità atletica,  oltre che un miglioramento dell'equilibrio dinamico e dell'abilità di controllo dei nostri muscoli.

Riduzione dell'indolenzimento muscolare post esercizio
Noi tutti abbiamo fatto esperienza di cosa accade dopo aver fatto una corsa o dopo essere tornati dopo qualche mese in palestra. Nei giorni seguenti i nostri muscoli sono tesi, indolenziti e irrigiditi, di solito è persino difficile scendere una rampa di scale. Questo indolenzimento, che in genere accompagna un'intensa attività fisica, è spesso definito come indolenzimento muscolare post-esercizio. Questo indolenzimento è il risultato di micro lacerazioni (minuscole lacerazioni all'interno delle fibre muscolari), ristagni di sangue e accumulo di sostanze di scarto, come l'acido lattico. Lo stretching, se praticato nella fase di raffreddamento, aiuta ad alleviare questo indolenzimento grazie all'allungamento delle singole fibre muscolari, all'incremento della circolazione sanguigna e alla rimozione delle sostanze di scarto.

Ridotto affaticamento
L'affaticamento rappresenta, specialmente per chi fa esercizio, il problema più grande. Provoca un decremento delle prestazioni fisiche e mentali. L'incremento della flessibilità attraverso lo stretching può aiutare a prevenire gli effetti dell'affaticamento eliminando la pressione sui muscoli attivi (gli agonisti). Per ogni muscolo nel corpo c'è un muscolo opposto, o in opposizione (l'antagonista). Se i muscoli antagonisti sono più flessibili, i muscoli attivi non dovranno esercitarci troppa forza contro. Quindi i muscoli attivi potranno compiere ogni movimento con minore sforzo.

Ulteriori benefici
Oltre ai vantaggi sopra menzionati, un programma regolare di stretching aiuterà a:  migliorare la postura, sviluppare una migliore consapevolezza corporea, migliorare la coordinazione, favorire la circolazione, aumentare l'energia promuovendo il rilassamento e il sollievo dallo stresso.

Fonte
Anatomia dello Stretching è un manuale completo di informazioni specifiche: i fondamenti della pratica dello stretching e della flessibilità anatomica e fisiologica. 

Lo stretching attraverso un approccio unico e innovativo.

L'esperto di fama mondiale Brad Walker ci guida, con illustrazioni dettagliate, all'interno del corpo umano per mostrarci quali muscoli, primari e secondari, vengono coinvolti nel processo di allungamento e ne propone una visione completa prendendo in considerazione la fisiologia e la flessibilità, i benefici della pratica, le differenti tipologie, le regole per uno stretching sicuro e le modalità per eseguire ogni esercizio in maniera appropriata.

A questo link tutti gli approfondimenti 

martedì 21 gennaio 2014

Attualità e controinformazione - Anarchia: I poeti della rivoluzione

Controinformare vuol dire anche (e soprattutto) andare a cercare nozioni e notizie che normalmente non si trovano nei canali tradizionali. Oggi esploriamo quel confine sottile che c'è tra la filosofia e la teoria politica. Parliamo di anarchia: temuta, disprezzata, agognata, comunque mai realmente realizzata nella società moderna. Incubo, utopia o forse qualcosa d'altro, qualcosa da inserire nelle nostre vite alla continua ricerca di maggiore libertà? La parola, e il benvenuto a Bobo Tzu (siete sempre più a condividere con noi le vostre riflessioni e conoscenze. Grazie!)

Anarchia: I poeti della rivoluzione
di Bobo Tzu

L’ingiustizia segue da sempre la razza umana come un’ombra e da quando l’uomo si è messo a scrivere non si ricorda un momento di pace nel mondo: in tremila anni di storia ci sono state all’incirca quindicimila guerre, cinque guerre all’anno . Per trovare l’ordine e l’armonia sociale, dobbiamo cercare in quelli che sono considerati i popoli incivili e pagani, in quegli uomini che non hanno conosciuto la civiltà, custodi della saggezza della natura e della profonda nobiltà dell’esistenza. Popoli che, per la verità, la civiltà l’hanno conosciuta bene, in quanto, proprio nella sua folle espansione, essi sono stati lentamente sterminati.
Il «Newton delle scienze sociali», Lewis Henry Morgan, l’iniziatore dell’antropologia culturale, compì numerosi studi etnologici sugli Indiani d’America, fra cui direttamente sugli irochesi, sviluppandoli in teorie sulle strutture della parentela e in ipotesi evolutive che influenzeranno Marx, soprattutto Engels e in parte Lenin; dalle teorie di Morgan risulta scientificamente plausibile considerare il socialismo naturale degli Indiani come una dimostrazione evidente della possibilità di instaurare una società giusta e, quindi, come prototipo storico di comunismo applicato. Gli Indiani avevano edificato una civiltà basata sull’armoniosa convivenza di tutti gli esseri della vita, senza bisogno alcuno di governo, tribunali, polizia, burocrazia, politica, una società in cui ogni suo membro diventava un individuo realizzato e totale. Tutti i capi Indiani sono degli uomini profondamente saggi e poetici, mentre i nostri capi politici? Sono dei burattini delinquenti e stupidi manipolati dal signoraggio di quei burattinai delinquenti e stupidi dei banchieri . Ma non si può scappare da se stessi, dall'essere eterno e così solo l’uomo libero dalla mente può comprendere e Capo Seattle, ad esempio, era un uomo libero:

Ogni uomo è buono agli occhi del Grande Spirito. Non è necessario che le aquile siano corvi .

Attraverso la mente l’uomo ha creato l’ingiustizia e con la mente l’uomo ha cercato di eliminarla, creando una vera e propria dottrina, una fede, un’ideologia della libertà: l’anarchia.
Il termine «anarchia» storicamente, da Aristotele a Beccaria per giungere fino ai nostri giorni, ha una valenza totalmente negativa: mancanza di governo, di leggi e di ordine. Questa visione ostile dell’anarchia è motivata anche, e soprattutto, dal fatto che chi l’ha diffusa e tramandata era ed è ancora spinto da interessi personali a mantenere lo status quo, a custodire le proprie proprietà e i propri privilegi economici e sociali. Dalla parte opposta si collocano gli anarchici, i poeti della rivoluzione che, definendola negativamente , considerano l’anarchia positivamente, quale soluzione di tutti i mali umani, come se il solo parlare dell’anarchia possa condurre ad una società libera ed egualitaria. Come se il perseguire una meta basata su un’idea sia un gesto di libertà e il combattere per l’affermazione di un’ideologia sia un atto rivoluzionario.
Gli anarchici, nella loro spinta ribellistica nei confronti di una convivenza sociale palesemente ingiusta, nei riguardi di un processo di autodistruzione messo in moto dall’uomo, colgono numerosi spunti sorprendenti e sono rigogliosi di intuizioni geniali, arrestando, però, la loro corsa nella rete viscida della mente, imprigionati nelle maglie dell’ego . Ebbene, essi non hanno mai considerato che l’autorità più inesorabile non è esterna all’individuo ma interna: l’ego. L’accumulo del condizionamento struttura una mente meccanica, incapace di rispondere in modo nuovo e rivoluzionario alla sfida della vita sempre diversa, una mente che proietta se stessa nella «meschinità» di un’ideologia, di valori, di principi, nella tortuosità dolorosa di una perenne schiavitù intellettuale.
Sebbene una definizione univoca sia impossibile, l’elemento comune dell’anarchia è la negazione di qualsiasi autorità divina ed umana e l’anelito, mediante una rivoluzione sociale, ad una società armoniosa in grado di conciliare la libertà degli individui e le esigenze della vita sociale. Essa è il tentativo di risolvere la politica, che viene negata in quanto ingiusta ma confermata dalla rivoluzione sociale, con l’etica, la quale sorregge la società anarchica come criterio del valore supremo che è la libertà. Ogni diversa interpretazione dell’anarchia è considerata tale e legittima solo se contempla anche la libertà di tutti, di chi la sostiene e degli altri.
Gli anarchici e gli storici dell’anarchia si sono sempre sforzati di dare un’«ascendenza» alla loro dottrina e, partendo dalla convinzione che l’anarchia sia una manifestazione di naturali impulsi umani contro i quali si pone qualsiasi forma di autorità istituzionalizzata, hanno rintracciato vari precursori e delle origini diverse al pensiero libertario.
Kropotkin, l’estremista più ardito dei genealogisti anarchici, congettura che le radici dell’anarchia vadano ricercate nella massa anonima del popolo e, in La scienza moderna e l’anarchia, passa in rassegna tutti i movimenti di ribellione all’ordine costituito dall’età della pietra alle Trade Unions inglesi; Nettlau si riferisce alla filosofia greca come al «primo fiorire del pensiero libero che noi conosciamo» ; Woodcock, identifica nelle lotte contadine che insorsero nell’Inghilterra del XV secolo e agli inizi del XVI in Germania, pur sottolineando il fatto che le loro richieste in sé non erano rivoluzionarie, l’esperienza storica in cui «trovò espressione per la prima volta quel tipo di critica sociale che doveva sfociare nell’anarchia» .
Ogni storico diventa anarchico e ogni anarchico diventa storico nella ricerca delle origini e si sono reclutati in questo modo: Lao-tzu, Gesù, gli Esseni, le correnti religiose del Medioevo cristiano, Münzer e gli anabattisti, Etienne de la Böetie, Swift, Fénelon, Diderot, Morelly, gli Arrabbiati. La collezione potrebbe continuare, per giungere alle esperienze socialiste dei popoli incivili, sterminati perché inferiori , come gli Indiani d’America.
Si è soliti distinguere l’anarchia come fine, meta prossima del genere umano e l’anarchismo come tentativo reale di affermazione storica e metastorica dell’idea anarchica.
L’anarchismo nasce alla fine del Settecento sull’onda lunga della critica progressista; esso si pone come culmine culturale di quel processo di secolarizzazione inaugurato dall’Illuminismo e invalidato dal Romanticismo in cui tutte le correnti libertarie, messe in moto dalla Rivoluzione industriale e manifestatesi in modo organico nel corso della Rivoluzione francese, troveranno una via di sbocco e un mezzo per inserirsi nella realtà sociale.
L’essenza dell’anarchismo è costruita su una triplice negazione: Dio, Stato e capitalismo. La critica teologica consumata in tutta la sua valenza ha liberato la critica politica, che, affrontando la realtà storica, si è fatta critica economica.
Esso si presenta come il radicale rifiuto del sistema economico capitalistico e della sua organizzazione statuale, rinvenendo nell’autorità, il dominio dell’uomo sull’uomo, una deviazione da un ordine naturale di una natura che è pur sempre ostile, a parte forse per qualche anarchico come ad esempio Eliseo Reclus.
L’anarchismo si pone come il punto d’incontro e di sintesi del razionalismo settecentesco, del liberalismo economico, dell’idealismo assoluto e del positivismo evoluzionistico.
Possiamo delineare tre momenti particolarmente significativi nello sviluppo storico dell’anarchismo:

1) individualista, i cui maggiori esponenti sono Stirner, Josiah Warren e Benjamin Tucker e che ha il massimo sviluppo nei paesi anglosassoni e in America ;
2) comunitaria, più risoluta sul piano sociale, la si può definire come: mutualistica, con Proudhon; collettivistico-antiautoritaria, con Bakunin; comunistico-libertaria, con Kropotkin, Malatesta e Cafiero ;
3) anarco-sindacalista, il momento di maggiore maturità, la risposta in termini di azione di massa all’esasperato individualismo degli attentati anarchici .

Come movimento organizzato l’anarchismo nasce, successivamente alla spaccatura dell’Internazionale, con il congresso di Saint-Imier nel 1872, primo congresso interamente anarchico, che, respingendo all’unanimità le risoluzioni dell’Aia, promulga una vera e propria Carta dell’anarchia. Tale carta rappresenta l’impossibilità di oltrepassare indenni le aporie innescate dal pensiero concettuale:

La distruzione del potere politico è il primo dovere del proletariato. […] ogni organizzazione del potere politico che si dichiara provvisoria e rivoluzionaria per condurre a questa distruzione non è altro che ulteriore inganno .

Essendo un prodotto della mente esso nasce morente e le parole di un anarchico come Nico Berti mi sembrano perfette:

Il movimento anarchico ripresenta il paradigma anarchico dello stesso anarchismo: l’assunzione in chiave etica della politica. La sua natura, infatti, si evidenzia in questa insanabile aporia: da una parte si costituisce politicamente, dall’altra si nega in quanto tale. […]
Da un lato si critica il partito politico della classe operaia, dall’altro si intende dare avvio ad un nuovo movimento .

Il movimento anarchico, il quale immette nel corpo sociale del movimento operaio la logica secolarizzante dell’Illuminismo individualizzata e anarchizzata, può essere suddiviso in due fasi, inframmezzate dalla Rivoluzione d’Ottobre avvenimento in cui marxismo e anarchismo giungono ad uno scontro sanguinario e frontale:

1) dal 1872 al 1917, in cui la multiformità pluralistica dell’anarchia si fa sempre più custode dell’«immagine della rivoluzione» ;
2) dal 1917 al 1937, in cui si consumano tutte le possibilità storiche dell’anarchismo e un ciclo viene a chiudersi per sempre .

L’anarchismo classico , è costituito da quegli autori che, criticandosi e influenzandosi a vicenda, hanno delineato le grandi tendenze dell’anarchismo: Godwin carica l’anarchia con una ragione illuminista ed educazionista; Stirner la sospinge verso una dimensione impetuosamente nichilista; Proudhon ne interpreta il carattere socialista e riformista; Bakunin specifica il rapporto tra la libertà e la rivoluzione; Kropotkin getta un ponte tra scienza e anarchia sul quale costruisce una casa illusoria; Malatesta con il suo volontarismo cerca di scacciare le aporie anarchiche, ma alla fine le rafforza.

lunedì 20 gennaio 2014

Salute e alimentazione: Vivere Bio, una filosofia di vita

Oggi in Salute e alimentazione diamo il benvenuto a Maria Canu di MioBio Piacenza, che speriamo torni spesso a trovarci e a parlarci di alimentazione, benessere e cosmesi naturale. Cominciamo però con una bella panoramica su cosa voglia dire "vivere bio"... e con qualche ottimo consiglio. Buona lettura!


Vivere Bio, una filosofia di vita
di Maria Canu

Che cosa significa esattamente vivere Bio?
Mangiare e vivere Bio non dovrebbe essere soltanto una moda del momento, ma diventare una scelta consapevole di vita.
Vivere Bio, quindi, significa consumare solo prodotti provenienti da agricoltura biologica.
Nell’agricoltura biologica, infatti, non si fa uso di fertilizzanti o pesticidi chimici.
Vengono utilizzate piante resistenti ai parassiti o comunque utilizzando antiparassitari naturali, come macerati di piante o sistemi che impediscono la riproduzione degli insetti nocivi, e si arricchisce il terreno con letame e composti.
Le coltivazioni si alternano in modo da non impoverire il terreno ed i prodotti non vengono esposti a processi di maturazione innaturali.
Nell’agricoltura tradizionale si utilizza la “monocultura intensiva”, ossia lo stesso tipo di coltivazione sullo stesso terreno per anni.
Questo fa sì che il terreno si impoverisca sempre più rendendo così necessario l’uso di concimi chimici.
L’utilizzo di questi prodotti contribuisce così all’inquinamento del terreno e dell’acqua danneggiando non solo l’uomo, ma anche tutti gli esseri viventi.
Ma vivere Bio non significa soltanto mangiare sano, ma anche sostituire i farmaci con rimedi naturali.
Un valido aiuto per raffreddori e influenza lo troviamo, ad esempio, nelle tisane.
La tisana all’echinacea è un ottimo rimedio per rafforzare le difese immunitarie.
La tisana alla melissa ha ottime proprietà calmanti e sedative, utili in caso raffreddore.
La tisana al tiglio stimola la sudorazione e può aiutare ad abbassare la febbre.
Vivere Bio è anche utilizzare cosmetici naturali biologici certificati, non testati sugli animali privi di sostanze nocive come nichel, parabeni, petrolati, coloranti e siliconi che non fanno altro che danneggiare ed irritare la nostra pelle. Compiere ogni gesto quotidiano per la cura della nostra persona, dalla mattina  sotto la doccia, alla sera prima di addormentarci, è fondamentale utilizzare prodotti sani, sicuri e che ci fanno sentire bene.
Vivere Bio è anche cambiare modo di pulire la casa infatti si possono utilizzare i detersivi ecologici vegetali prodotti con materie prime vegetali al 100% che contengono ingredienti di origine naturale e sono profumati esclusivamente con oli essenziali naturali.
Le materie prime utilizzate per gli eco detergenti sono  rapidamente e facilmente biodegradabili, completamente reintegrabili nei cicli biologici naturali e senza tossicità per il consumatore e per l'ambiente.
Infine, si possono rispolverare  i “rimedi della nonna” per la cura del corpo e per la pulizia della casa.
Mezza tazza di bicarbonato può essere aggiunta ad un bagno caldo ottenendo così un effetto tonificante, una pelle morbida e levigata.
Ma non solo…il bicarbonato unito all’aceto fa una schiuma utile per tenere pulite le tubature ed eliminare i cattivi odori.

Insomma vivere Bio vuol dire una vita più green e regolare nel rispetto dell’ambiente e della persona.

domenica 19 gennaio 2014

La cucina dei bambini: maialini di pizza

Oggi facciamo un classico: la pizza! Per essere più precisi prepareremo dei piccoli calzoni al forno, ottimi come cena divertente ma anche per una merenda in compagnia. Belli e d'effetto i maialini di pizza sono anche molto semplici da preparare.

Ingredienti per 15 maialini
Per l'impasto
200 gr di farina
5 gr di lievito di birra
100 ml di acqua
1 cucchiaio di olio
1 pizzico di sale
2 olive nere
Un cucchiaino di maionese veg

A piacere (la ricetta diventa vegetariana e non più vegana)
Un rosso d'uovo per spennellare

Per la farcitura
Lasciate libera la vostra fantasia. Alcuni esempi? Pomodoro e mozzarella (classico e vegetariano), verdure tagliate a cubetti piccolissimi, misto di pomodoro e seitan sminuzzato, besciamella di soia e funghi (la mia versione preferita), riso saltato e fagioli stufati (provare per credere). Uno di questi o tanti diversi mescolati nel piatto.

Preparazione
Preparate la pasta per la pizza nel vostro modo abituale. Io semplicemente dispongo tutti gli ingredienti in una terrina con la farina disposta a fontana e aggiungo acqua poco alla volta lavorando l'impasto di continuo fino ad ottenere una palla compatta. Dopodiché la lascio riposare circa due ore coperta con un canovaccio. Per un impasto molto soffice (ma che tende molto a gonfiarsi, quindi attenzione) aggiungo una patata lessata e schiacciata.
Stendete la pasta con un mattarello fino ad ottenere uno spessore di 3mm circa.
Aiutandovi con degli stampini ricavate 30 cerchi di 7cm circa di diametro e 15 di circa 3 cm. Con gli avanzi della pasta ricavate 60 piccoli triangoli. Serviranno per le orecchie.
Nei cerchi di pasta piccoli ricavate due piccoli fori (molto facile aiutarsi con una cannuccia). Saranno le "narici".
Prendete un cerchio di pasta di quelli grandi. Disponete al centro una piccola quantità di farcitura e coprite con un altro cerchio grande di pasta, premendo lungo il bordo perché il tutto sia ben sigillato.
Attaccate con una leggera pressione le orecchie e il naso. Eventualmente spennellate il tutto con un po' di rosso d'uovo.
Infornate a forno già caldo per 20 minuti a 180°
Una volta pronti con una piccolissima quantità di maionese veg fate due puntini sopra il naso e incollateci sopra due ritagli delle olive che avrete precedentemente tritato. Saranno gli occhi.
Pronto per servire in tavola!

sabato 18 gennaio 2014

Ricette vegan: a tutta salsa!

Lo so, lo so. Dopo gli stravizi natalizi siamo tutti a dieta e ci dovremmo dimenticare salse e intingoli. Tuttavia ce lo meritiamo qui e là un premio per i nostri sforzi, no?
Qui di seguito una carrellata delle salse più note e più buone, rivisitate con ingredienti rigorosamente vegan.
E ora facciamoci un po' del male, sognando una fantastica bourguignonne vegana con tofu, seitan, tempeh, salvia e verdure a dadini.





Ketchup
Ingredienti:
600 grammi di passata di pomodoro
50 ml aceto di mele 

 4 cucchiai di  sciroppo d'acero
1 spicchio di aglio
1 piccola cipolla
1 cucchiaino di sale
pepe (a piacere cannella o chiodi di garofano)

Frullare tutti gli ingredienti insieme e cuocere per circa 20 minuti 
Versare in un contenitore e conservare in frigorifero

Lasciare riposare almeno un giorno intero prima di usare il  Ketchup .
In alternativa potete aggiungere due cucchiaini di semi di chia per addensare ed evitare la cottura

Maionese
Ingredienti:
100 ml latte di soia non dolcificato
un quarto di limone spremuto
2 cucchiaini di senape
2 pizzichi di sale
140g di olio di mais
Frullare tutti gli ingredienti aggiungendo  l'olio poco alla volta

Maionese di riso
Ingredienti
acqua - 150 gr
farina di riso - 2 cucchiai rasi
olio extra vergine - 3 cucchiai
senape in polvere - la punta di un cucchiaio
sale e pepe
mezzo limone spremuto 
Preparazione:
Scaldare l’acqua miscelata alla farina di riso, dal momento del bollore far scaldare pochi minuti , finché non si addensa per bene.
Versare la crema di riso nel frullatore, aggiungere l'olio e gli altri ingredienti
Frullare per bene per far amalgamare tutto
Versare la maionese così ottenuta in una ciotolina e lasciarla raffreddare

Salsa Rosa
Ingredienti:
100 ml di passata di pomodoro
50 ml di panna di soia
Succo di limone (qualche goccia)
Sale e pepe
Mezzo bicchierino di cognac

Preparazione
Servendovi di un frullatore da cucina, miscelate tutti gli ingredienti per qualche minuto fino ad ottenere una morbida crema. Servitela a temperatura ambiente.

Salsa tartara
Ingredienti
4 cucchiai di olio extravergine d'oliva
2 cucchiai di maionese vegan
2 cucchiai di capperi
2 cucchiai di aceto
1 cucchiaio di cetriolini
1 cucchiaino di senape
Un ciuffo di prezzemolo
Sale e pepe
Preparazione
Tritate finemente cetriolini e capperi dopodiché frullate il tutto fino ad ottenere un composto omogeneo

Salsa barbecue
Ingredienti
500g di passata di pomodoro rustica
235 ml di acqua
50 gr di zucchero bruno
1 cucchiaino di miele
1 cucchiaino e 1/2 di pepe macinato
3 spicchi di aglio tritati
60 gr di cipolla rossa
2 cucchiai di succo di limone
2 cucchiai di paprika
2 cucchiai di pepe di cayenna
120 ml di aceto di mele

Preparazione
Unite tutti gli ingredienti in una pentola alta, portate ad ebolizione a fuoco alto stando attenti che non si attacchi la salsa al fondo e cuocete per due ore a fuoco basso. Eventualmente aggiungete acqua se tende ad asciugarsi troppo.
(Fonti: inmodonaturale.blogspot, veganhome.it, unavnelpiatto.it, vegan3000.info)

venerdì 17 gennaio 2014

Vegetariani nella storia: Nikola Tesla

Il 10 Luglio 1856 a Smiljan nasceva Nikola Tesla, scienziato, fisico, inventore, o più semplicemente colui che è stato da molti definito “l’uomo che ha inventato il ventesimo secolo”.
Tesla, spesso omesso dai libri di testo, o poco conosciuto dai più, sta emergendo a poco a poco dall’ombra grazie all’opera di diversi appassionati ammiratori (sì, anche gli scienziati hanno ammiratori!) che in tutto il mondo si adoperano per organizzare conferenze, pubblicare libri e documentari e gestire siti internet tramite i quali il genio di Tesla viene celebrato come merita.
Partecipa alla grande mobilitazione globale di Macrolibrarsi per ridare a questo geniale inventore il lustro che merita, attraverso la pubblicazione di uno dei migliori film mai girati sulla vita di Tesla e prodotto da Orson Wells in persona: ” Il segreto di Nikola Tesla ” di Kristo Papic, assieme al libro ” Tesla Lampo di Genio ” di Massimo Teodorani, astrofisico, che indaga anch’esso sulle invenzioni, e sull’incredibile vita di Nikola Tesla.
Tesla, infatti, non era uno scienziato e un inventore come tanti altri, ma la sua vita fuori dal comune ed i suoi eccentrici esperimenti furono strettamente legati. Genio e follia. Questo fu chiaro fin da subito, dato che al momento della nascita era in corso un fortissimo temporale con tuoni e lampi, e l’ostetrica disse “Sarà il figlio dei temporali”, ma sua madre precisò “No, sarà il figlio della luce!”. E mai ci fu una predizione più azzeccata.
Tesla è infatti padre della moderna corrente alternata, dei neon, della radio, della TV, dei radar, dei raggi X, e molte altre invenzioni ed esperimenti che forse non furono mai portati a termine se non nella fervida fantasia dell’inventore. Fu però costretto a lottare per tutta la vita vuoi contro chi voleva sminuire le sue invenzioni, come Edison che non volle mai dare credito alla corrente alternata, vuoi con chi cercò impropriamente di rubargliele, come Marconi con la radio. Tesla morì solo, abbandonato dai suoi finanziatori e accusato di essere diventato troppo folle per fare lo scienziato.
Molti dei suoi appunti si dice siano misteriosamente spariti dalla sua stanza prima che il nipote Sava Kosanovic’ si recasse a visitare la salma. Altri furono sottratti alla famiglia per ricerche top secret dell’esercito statunitense e poi andarono misteriosamente persi anch’essi.
Ma il suo genio, era tutto frutto di studi e ricerche? Sappiamo che fin da quando era piccolo, Tesla era solito vedere come dei lampi di luce, e da questi lampi scaturivano delle immagini, tanto che faticava a distinguere tra fantasia e realtà. Con il tempo, come dice lui stesso nella sua biografia, queste immagini divennero vere e proprie visioni, in cui lui poteva montare e smontare le sue invenzioni e vederle in funzione prima ancora di averle costruite.
Ma non sono solo queste incredibili caratteristiche a rendere Nikola Tesla un uomo troppo avanti per i suoi tempi. Come disse in uno dei suoi più famosi interventi, Tesla credeva in un futuro di pace, un mondo libero con un’energia disponibile per tutti e su larga scala.
Pochi conoscono questo aspetto del carattere di Tesla. Può essere considerato anche animalista? Io dico di sì.
Le sue parole espresse più di un secolo fa sono così attuali dimostrando che la verità davvero non ha tempo e non è mai obsoleta.
Non saprei dire se Tesla escludesse anche il consumo di uova, alla fine dell’800 non credo che esistessero allevamenti intensivi di galline ovaiole tali da suscitare sentimenti avversi. Di certo Tesla era vegetariano, non mangiava carne, non solo per motivi salutistici, ma tenendo ben presente l’evitabile massacro di animali.
Estratto da:
“Il problema di aumentare l’energia umana con riferimenti in particolare allo sfruttamento dell’energia del sole”
The Century Illustrated Magazine, giugno 1900
di Nikola Tesla – trad. Luciano Gianazza
“Altri mille mali potrebbero essere citati, ma tutti messi insieme, nella loro attinenza al problema in discussione, non potrebbero eguagliarne uno solo, la mancanza di cibo, causata da povertà, miseria e carestia.
Milioni di individui muoiono ogni anno per mancanza di cibo, mantenendo così giù la massa. Anche nelle nostre comunità illuminate, e nonostante i molti sforzi di beneficenza, questo è ancora, con ogni probabilità, il male supremo. Non mi riferisco qui all’assoluta mancanza di cibo, ma alla necessità di cibo salutare. Come fornire cibo buono e abbondante oggi è, dunque, il problema più importante.
Come principio generale, l’allevamento del bestiame come mezzo per fornire cibo è discutibile, perché, nel senso di cui sopra, indubbiamente porta all’aumento di una popolazione di una “velocità inferiore”.
E’ certamente preferibile coltivare vegetali, e credo quindi che il vegetarianismo sia un allontanamento raccomandabile dalla radicata barbara abitudine. Che si possa vivere di alimenti vegetali e compiere il proprio lavoro ancora meglio non è una teoria, ma un fatto ben dimostrato. Molte razze che vivono quasi esclusivamente di verdure sono di corporatura e forza superiori. Non c’è dubbio che alcuni alimenti vegetali, come la farina d’avena, sono più economici della carne, e superiori ad essa per prestazioni meccaniche e mentali.
Tali cibi superiori, inoltre, gravano decisamente meno sui nostri organi digestivi, e, rendendoci più contenti e socievoli, producono una quantità di bene difficile da stimare. Alla luce di questi fatti tutti gli sforzi dovrebbero essere fatti per fermare lo sfrenato e crudele massacro di animali, che è distruttivo per il nostro morale.
Per liberarci da istinti e appetiti animali, che ci tengono giù, si dovrebbe cominciare alla radice da cui il problema ha origine: dovremmo fare una riforma radicale del cibo. Sembra che non ci sia alcuna necessità filosofica del cibo. Possiamo concepire degli esseri organizzati viventi senza nutrimento e che derivano tutta l’energia di cui hanno bisogno per l’assolvimento delle loro funzioni vitali dall’ambiente. In un cristallo abbiamo la prova evidente dell’esistenza di un principio di vita formativo e, anche se non riusciamo a capire la vita di un cristallo, è tuttavia un essere vivente.”
(Fonte: nikolatesla.it)

Vivere Ecologico: Un primo sguardo alla bioeconomia

Con il termine Bioeconomia si indica una teoria economica proposta da Nicholas Georgescu-Roegen per un'economia ecologicamente e socialmente sostenibile.
Egli riteneva che qualsiasi processo economico che produce merci materiali diminuisce la disponibilità di energia nel futuro e quindi la possibilità futura di produrre altre merci e cose materiali.
Inoltre, nel processo economico anche la materia si degrada ("matter matters, too"), ovvero diminuisce tendenzialmente la sua possibilità di essere usata in future attività economiche: una volta disperse nell'ambiente le materie prime precedentemente concentrate in giacimenti nel sottosuolo, queste possono essere reimpiegate nel ciclo economico solo in misura molto minore e a prezzo di un alto dispendio di energia. Tale principio è stato definito provocatoriamente dal suo autore, Georgescu-Roegen, Quarto principio della termodinamica.
Materia ed energia, quindi, entrano nel processo economico con un grado di entropia relativamente bassa e ne escono con un'entropia più alta. Da ciò deriva la necessità di ripensare radicalmente la scienza economica, rendendola capace di incorporare il principio dell'entropia e in generale i vincoli ecologici.
Parzialmente ispirata ai concetti della bioeconomia è la Permacultura, ossia l'insieme di pratiche agronomiche che si prefigge l'obiettivo di preservare la fertilità dei campi tramite imitazione della natura.
Meglio sapremo descrivere e capire gli elementi e le strutture dei sistemi biologici nel loro complesso (e predirre le loro reazioni ai fattori esterni), più abili saremo ad usarli per sviluppare tecnologie delle quali beneficeranno l'uomo e la natura. "Bioeconomy" si riferisce all'uso sostenibile delle risorse biologiche quali piante, animali e micro organismi. Include un grandissimo numero di comparti produttivi: agricoltura, gestione delle foreste, orticoltura, pesca, acquacoltura, gestione e mantenimento dei vivai. Naturalmente include il settore del cibo e delle bevante, così come quello di legna, carta, pellame, tessile, chimico e farmaceutico e in ultimo, ma di certo non meno importante, il comparto della produzione di energia.
Uno degli obiettivi fondamentali della bioeconomy è quello della transizione da un'economia basata sul petrolio ad una basata su tecnologie biologiche sostenibili e rinnovabili. Obiettivo che, come tutte le attività in fase di lancio, offre potenzialmente grandissime possibilità di crescita e di impiego. Allo stesso tempo il maggior impegno nella ricerca, punto cardine di questa teoria, fa da base alla presa di coscienza della comunità internazionale riguardo l'alimentazione di tutti i popoli, l'accesso all'energia e all'informazione e naturalmente alla protezione dell'ambiente.
Per concludere, bioeconomia vuol dire naturalmente anche (non solo e a lungo andare nemmeno principalmente, ma attualmente è la voce più importante) coltivazioni e produzioni di alimenti biologici. E qui finalmente per l'Italia ci sono buone notizie.  Leggendo i dati del rapporto "Green Economy per uscire dalla crisi" presentato durante Ecomondo 2012 agli stati generali della green economy apprendiamo che l'Italia è la prima nazione in Europa per numero di aziende impegnate a vario titolo nel biologico con quasi 50.000 unità; finalmente, ci viene da dire, una buona notizia ed un segnale incoraggiante di inversione del trend a cui abbiamo assistito negli ultimi decenni, fatto di immobilismo, ritardi e mancata innovazione.
L'italia, primo produttore mondiale di ortaggi biologici, agrumi e olive conta ben 243 prodotti a marchio DOP e IGP, oltre 500 vini tra DOC, DOCG e IGT e quasi 5.000 specialità regionali, ha così dimostrato di sapersi muovere in anticipo sulle tendenze e di essere in grado di mettere in relazione la propria produzione alle esigenze del territorio secondo i più innovativi principi di economia ecosostenibile.
La qualità del pro

dotto 
biologico italiano si impone non solo nel mercato nazionale ma anche a livello internazionale, garantendosi premi e riconoscimenti ovunque nel mondo e riuscendo a ritagliarsi un ruolo sempre più rilevante nell'economia globale erodendo quote di mercato e profitti a danno dei grandi produttori industriali, della lobby dell'alimentare e dei grandi marchi che fino ad oggi, ma speriamo anche questo sia un trend finalmente in declino, hanno dominato il mercato mondiale dell'alimentazione.

giovedì 16 gennaio 2014

Gorilla nella nebbia: La storia di Dian Fossey

Il suo nome è ben noto a zoologi ed etologi, meno al grande pubblico che l'ha conosciuta grazie al doodle di oggi, 16 gennaio 2014. Google ha dedicato a Dian Fossey l'immagine del proprio logo, ricordando in tal modo la vita di una delle più grandi studiose dei gorilla. La Fossey nacque a San Francisco, in California, nel 1932, appunto il 16 gennaio, e morì assassinata da sicari e mandanti non ancora noti nel 1985. Nonostante le resistenze del patrigno, si iscrisse alla facoltà di veterinaria dell'Università della California, ma – dopo aver incontrato problemi con materie come fisica e chimica – passo al San Josè State College (attualmente San Josè State University) per studiare terapia occupazionale. Laureatasi, divenne direttore del dipartimento di terapia occupazionale all'ospedale Kosair Crippled Children di Louseville, nel Kentucky.
Il suo interesse per il mondo animale non si era spento, ma attendeva ancora uno spazio in cui potesse esprimersi. Ad accendere l'interesse della donna per il mondo dei primati fu George Schaller, la cui lettura convinse la giovane ad autofinanziare nel 1963 un viaggio di sei settimane in Africa dal costo di 8000 dollari. Il sacrificio economico fu probabilmente ripagato dalle esperienze che la Fossey fece nel Continente Nero. Fu durante quel viaggio che fece la conoscenza prima con il dottor Louis Leakey e la moglie Mary in cerca di fossili in Tanzania e poi – soprattutto – conobbe i gorilla. I soldi finirono e il ritorno negli States fu inevitabile. Erano passati tre anni da quell'incontro in Tanzania, ma il tempo – come si suole dire – "fu galantuomo" perché riconobbe alla Fossey passione, coraggio e caparbietà. Nel 1966 Leakey offrì alla donna la possibilità di condurre un lungo studio sui gorilla africani, ovviamente in loco. E lei accettò.
E' così che comincia e finisce la vita di Dian Fossey in Ruanda. La studiosa fonda il Karisoke Research Center, nella provincia del Ruhengeri, per osservare i gorilla nel loro habitat naturale. Mentre lei realizza il suo sogno, il padre naturale George si toglie la vita nel 1968 dopo essersi risposato. Nel 1970 arriva la fama internazionale grazie al National Geographic Magazine che invia in Ruanda il fotografo Bob Campbell per documentare il lavoro di Dian Fossey (da cui è stato ricavato anche il video di seguito). Da allora la zoologa americana non solo fa conoscere i suoi studi sui gorilla, di cui diventa una delle maggiori esperte al mondo, ma rende note anche le sue battaglie contro il bracconaggio e non solo. I nemici della Fossey aumentano, infittendo la nebbia dei sospetti che seguirà la sua morte. Si oppone ai bracconieri, ma anche agli interessi di operatori turistici che non esitano a distruggere l'habitat dei gorilla per ampliare i propri resort. E poi c'erano anche gli zoo europei che foraggiavano i cacciatori di frodo e che divennero bersaglio dell'azione determinata della primatologa. Fu così che la Fossey si rivolse direttamente alle istituzioni della Comunità Europea perché cambiassero le norme riguardanti le regole sulla cattura degli animali.


In quegli anni prosegue l'attività di ricerca, che portano la donna a scrivere uno dei pilastri della manualistica sui gorilla, Gorillas in the Mist. Poi sopraggiunge una morte improvvisa nel giorno di San Silvestro. La donna venne uccisa con un machete il 26 dicembre del 1985 all'età di quasi 54 anni. Dian Fossey, abituata a chiudersi nella sua abitazione nelle ore notturne e ad usare prudenza nell'aprire la porta di casa, deve essere stata uccisa da persone che – così supporranno le autorità – doveva conoscere bene. All'inizio viene infatti arrestato tutto lo staff in cerca di esecutori o complici. Ad oggi non si sa ancora chi sia stato l'assassino della Fossey e i dubbi continuano a spostarsi dai bracconieri (il machete viene usato per uccidere i gorilla caduti in trappola). Nel Diario di un uomo-scimmia il neurobiologo-primatologo R. Sapolsky ipotizza che il mandante potrebbe essere stato lo stesso governo ruandese.
Anni dopo il lavoro di Dian Fossey resta, per giovani e vecchi zoologi, di vitale importanza. Il campo in cui lavorò la donna è oggi in fase di ricostruzione, dopo la guerra civile del 1994 che distrusse l'area e le comunità di primati lì ospitate, trasformando poi l'area in un campo profughi. I libri dedicati alla studiosa sono tanti, ma il lavoro più significativo è quello di chi ha continuato la sua opera, come Shirley McGreal che collabora con l'"International Primate Protection League" (IPPL) che coinvolse la stessa Fossey. Dopo la sua morte, le è stato dedicato un fondo destinato alla protezione dei primati, il "Dian Fossey Gorilla Fund International". La notorietà presso il grande pubblico, al di là del doodle di oggi, è giunta grazie ad un film di successo, prodotto dalla Warner Bros., Gorilla nella nebbia: la storia di Dian Fossey, in cui la studiosa viene interpretata da Sigourney Weaver, attrice di film successo come – il più recente – Avatar
(Fonti: Wikipedia, Natural Geographic, scienze.fanpage).

Come sono fatti: Le bacche di Goji

Il Goji, dal nome latino Lycium Barbarum, proviene dalla Mongolia interna ed è un arbusto deciduo perenne della famiglia delle solanacee (stessa famiglia di melanzane, pomodori, patate, peperoncino e peperoni) che cresce su viti rampicanti.Nel paese della Grande Muraglia queste bacche sono considerate da più di 2000 anni come un alimento molto gradito ed un rimedio naturale che aiuta a mantenere l'organismo in buono stato di salute, tanto da meritarle il nome di "frutto della longevità". Infatti le popolazioni della Cina del Nord e della Mongolia Interna - grazie al loro stile di vita e alle loro abitudini alimentari - sono tra le più longeve del mondo e tra le meno soggette alle cosiddette malattie del benessere, quali malattie cardiovascolari e tumori. La loro dieta quotidiana è arricchita delle bacche di Goji, che fra tutti i frutti della terra rappresentano un vero prodigio, dei potentissimi antiossidanti. Questi frutti portentosi rappresentano un concentrato assoluto delle caratteristiche del suolo su cui crescono e una fonte nutrizionale completa per l'organismo umano, ricchissimi di sostanze nutrienti quali vitamine C ed E e minerali dalle note proprietà. Le vitamine del gruppo C ed E proteggono dai radicali liberi e dallo stress ossidativo (funzione anti-age). Il rame, il ferro, il fosforo e il manganese aiutano a regolare il metabolismo energetico. Grazie alla potente concentrazione di potassio e magnesio aiutano ad aumentare la resistenza muscolare. La combinazione vincente di zinco e cromo attiva il metabolismo dei macronutrienti offrendo un valido aiuto nelle diete.
In una singola bacca sono racchiusi tutti i principali macro e micronutrienti: carboidrati (efficaci come rinforzo e sostegno del sistema immunitario), proteine, lipidi (tra cui Omega 3 e Omega 6) e Germanio, un potente antiossidante utile per proteggere l'organismo in caso di radiazioni e coadiuvante per artrite reumatoide, ipertensione ed allergie.
Esistono diversi tipi di qualità di Goji, ma stando a recenti scoperte scientifiche la qualità "Xing Dal" risulterebbe essere la migliore per quantità di principi attivi e per composizione qualitativa. Questa qualità è lavorata artigianalmente e ciò permette di mantenere la vitalità del frutto e il valore assoluto dei suoi componenti.
Presente ad un'altitudine di 1500 metri, su un terreno non contaminato, il Goji "Xing Dal" viene essiccato naturalmente al sole, setacciato senza l'intervento di macchine e trattato con tecniche naturali in grado di mantenere e proteggere il raccolto dalla contaminazione degli insetti; questi processi naturali lo rendono un ottimo antiossidante, più di quanto possa esserlo il lampone nero o il cioccolato fondente.
Secondo la scala del grado di capacità antiossidante (tasso Orac), infatti, le bacche di Goji rapprentano il grado più elevato , 25300 contro i 7700 del lampone nero e 13120 del cioccolato fondente, alimenti noti per le loro proprietà antiossidative.
L'altopiano su cui cresce è caratterizzato da elevate escursioni termiche che vanno da +38,5°C a -15°C e da un terreno particolarmente ricco di sali minerali. Ciò fa sì che le piante che sopravvivono in questo luogo avverso sviluppano sostanze che le rafforzano e le arricchiscono di principi attivi.
La loro assunzione viene consigliata come integrazione ad uno stile di vita sano ad adulti, bambini, anziani, sportivi, vegani e - grazie al loro basso indice glicemico - a chi ha bisogno di tenere sotto controllo il proprio peso corporeo. Possono essere assunte da chiunque, da chi soffre di pallore, affaticamento visivo, gravidanza, menopausa, disturbi associati allo stress, sbalzi di umore e come integrazione ad un regime alimentare controllato. Il suo utilizzo è sconsigliato solo in casi di terapie con anticoagulanti o a chi soffre di allergia al pomodoro.
Aiutano rinforzare il sistema immunitario, a disintossicare il fegato, a migliorare la resistenza muscolare, a sostenere l'organismo durante i periodi di forte stress e a supportare l'idratazione e l'elasticità della pelle.
"Mens sana in corpore sano" dicevano i latini, in effetti la nostra condizione psico-fisica viene molto spesso determinata da ciò di cui ci nutriamo quotidianamente, facciamoci pertanto aiutare da questi alimenti provenienti dalla natura. Dal sapore dolciastro piacevole e dal colore rosso intenso, si presentano essiccate e conservate in sacchetti dalla triplice chiusura ermetica per proteggere le molecole nutrizionali e antiossidanti dalle fonti di calore e dai raggi UV.
Moltissimi studi hanno dimostrato che grazie alla disponibilità dei nutrienti forniti, queste bacche selvatiche offrono un valido sostegno nella regolazione e rigenerazione dei processi metabolici, delle risposte immunitarie e delle attività neurologiche. La loro assunzione varia da adulto a bambino, in genere negli adulti si consiglia di assumere 1-3 cucchiai al giorno, l'equivalente di 30 gr, sia a bagnomaria, da solo come frutto o a piacere aggiunto a yogurt, macedonia, riso, insalate ecc. Attenzione però, nei bambini la dose consigliata è misurata in cucchiaini e non in cucchiai, da 1 a 3 al giorno.
(Fonti: Huffington Post, Wikipedia, Salute e Benessere)

mercoledì 15 gennaio 2014

Salute e benessere - Psicosomatica: la nostra anima parla attraverso il nostro corpo

Di Antonella Miconi

Vi sono uomini e donne alla ricerca di concrete risposte a domande fondamentali, in ogni livello della società riflettono e volgono lo sguardo oltre la spuma delle onde,
Questa condicio sine qua non  per riprendere in mano le redini della propria vita pare venire compresa da un numero via via maggiore di persone.
Le coscienze collettive e individuali si aprono al senso profondo della responsabilità. Si tratta di una consapevolezza interiore, la responsabilità esiste verso noi stessi, verso le nostre azioni e ciò che ci succede.
Chi è alla ricerca si rende conto di come tutto questo abbia un prezzo e lo accetta
Ha capito e ammesso che tale responsabilità, liberatrice per l'uomo, presuppone un individuo cosciente dei propri comportamenti e delle proprie azioni, come pure del prezzo (quantunque in nessun modo punitivo).
Questo nuovo sguardo sulla vita la arricchisce di una dimensione che il materialismo aveva gravemente intaccato, ossia quella del senso e dei rapporti di causa-effetto.
Sussiste infatti un legame tra causa ed effetto, tale legame costituisce  in questo senso un rapporto certamente sottile ma ininterrotto tra i due. La continuità del legame implica a sua volta la possibilità per noi di accedere alle informazioni contenute in qualunque suo livello.
Questa constatazione logica è fondamentale, perchè indica molto chiaramente che in ogni momento possiamo leggere, capire e di conseguenza anticipare l'effetto futuro e non ancora manifesto.
...Le decodifiche non sono in nessun caso ricette, verità definitive, bensì piuttosto un incitamento alla riflessione.
Per l'Oriente la malattia indica un ostacolo nella realizzazione del Cammino di Vita. La coscienza esprime così, mediante disturbi energetici generatori di malattia, gli impedimenti alla sua piena espansione.
E' interessante constatare che la nostra epoca moderna, la quale sviluppa sempre più la comunicazione verso l'esterno, costituisce anche quella dell'allontanamento dal sè.
Cionondimeno, che lo si voglia o no le dimensioni sottili dell'essere umano si esprimono ogni giorno. Per capirle e accedere al loro significato profondo dobbiamo accettare che il loro modello sia diverso da quello del punto di vista meccanicistico.
Per l'essere unano, il legame tra di loro rappresenta un principio di coerenza. Lo dobbiamo accettare, perchè è questo il principio a permetterci di unificare la conoscenza e i suoi diversi paradigmi, non più in competizione ma complementari.
Accettare quest'idea significa concedersi di leggere il suddetto legame  attraverso il linguaggio del corpo.
Gli altri (amici, medici, psicologi, terapeuti, guide spirituali) sono in grado di aiutarci e persino curarci ma siamo noi tuttavia gli unici in grado di guarirci.
Ampliando lo sguardo e osservando l'uomo nella sua totalità fisica e temporale, saremo nuovamente in grado di collegare i vari livelli che ne compongono l'esistenza, conferendogli così la sua vera dimensione, che è in primo luogo spirituale. In questo modo potremo forse comprendere la ragion d'essere dell'uomo e, di conseguenza, i motivi del suo malessere.
L'Oriente ci propone un'immagine assai interessante per rappresentare quel particolare vettore costituito dal nostro corpo fisico e il Cammino di Vita lungo il quale procediamo.
Se accettiamo l'idea di rapporto diretto tra mente e corpo, diventa interessante conoscere il significato delle manifestazioni fisiologiche.
Queste rappresentano infatti i fulcri della nostra realizzazione, in qualunque modo essa si esprima. 
Il nostro corpo si trasforma in uno straordinario strumento di conoscenza.
Come tutte le manifestazioni energetiche del nostro mondo, la realtà umana ha bisogno del suo supporto manifesto, del suo corpo fisico per tradurre, per esprimere quanto accade nei suoi misteri più profondi.
Tutti questi fenomeni intangibili non esisterebbero, nel senso che non potrebbero essere percepiti, se non avessero la possibilità di manifestarsi.
Lo spirito umano avrebbe scarsa ragion d'essere senza la sua proiezione materializzata, ossia il corpo fisico.
L'uomo deve ricercare l'equilibrio tra corpo e spirito.
La cosa essenziale è che, tramite l'espressione del corpo, l'uomo ha, se davvero lo desidera , la possibilità di decodificare ciò che accade nello spirito.Quando il tutto funziona in maniera coerente, la realtà fisica è in armonia con la realtà spirituale dell'individuo.
Allorchè subentra una distorsione tra i due, tra il Conscio e il Non-Conscio, affiorano dei messaggi, dei segnali d'allarme.
I segnali d'allarme si esprimono in diverse modalità:

Le tensioni fisiche e psicologiche; se la persona è aperta, pronta ad ascoltare e ad accettare il messaggio a livello del Conscio, intraprenderà i cambiamenti comportamentali necessari e le tensioni spariranno. Purtroppo, abbiamo parecchie difficoltà ad essere ricettivi su questo livello.
I traumi e le malattie risultano sempre posticipati nel tempo rispetto all'origine della tensione. Questo slittamento è proporzionale alla nostra sordità, alla nostra incapacità di udire i messaggi. 
La ragione va ricercata in una sensibilità estrema che li renderebbe troppo forti  o semplicemente nel nostro rifiuto di cambiare. 
Lo slittamento si dimostra maggiore nella malattia rispetto al trauma e risulta tanto più grande quanto la tensione (o piuttosto il suo significato) viene rifiutata, in genere perchè tocca zone di altissima sensibilità nell'individuo. 
L'Oriente ci dice addirittura che quando essa riguarda punti chiave, fondamentali della persona, gli effetti si producono su piani di coscienza o incarnazioni diverse.

I traumi del corpo e degli arti
I traumi rappresentano uno stadio nel quale l'individuo, attraverso il Non-Conscio, è alla ricerca di una soluzione. Il trauma è per tanto un'espressione attiva, giacchè rappresenta un doppio tentativo da perte di chi lo vive. 
Il suo scopo è di caratterizzare una battuta d'arresto per l'individuo, di costringerlo a sospendere momentaneamente la sua dinamica inadatta per capire e cambiare.
Il trauma tuttavia è anche un tentativo attivo di stimolare o liberare le energie tensive che si sono accumulate a causa della distorsione interiore della persona.
Lo shock, il taglio, la slogatura, la frattura ecc. avvengono in un punto ben preciso, al fine di stimolare le energie che circolano in quel punto e/o di scioglierne il blocco.
I traumi sono attivi perchè si manifestano nello Yang e dunque in genere coinvolgono parti esterne del corpo, come gli arti, la testa e il tronco.

Le malattie organiche e psicologiche;
Siamo a uno stadio di evacuazione delle tensioni, delle distorsioni interiori qualificabile come passivo. Ci troviamo nello Yin, nelle profondità del corpo e dello spirito.
L'individuo elimina le proprie tensioni, ma questa volta rivolgendosi all'interno.
Si manifesta manifesta a conclusione del processo di Addensamento o di Liberazione, allorchè questi non si sono svolti fino in fondo o correttamente e nel momento in cui la nostra testardaggine ha paralizzato, fossilizzato le cose dentro di noi.
Tale riproduzione può tuttavia svolgersi con una conoscenza più ricca. dipenderà dalla comprensione che abbiamo avuto dell'esperienza, dalla nostra capacità  di decodificare e accettare il messaggio della malattia.
Quando la malattia è stata accettata e gestita dall'individuo, l'immunità fisica e psicologica ne esce sempre rafforzata.
A questo punto la malattia ci offre due possibilità. Anzitutto ci permette di liberare le energie tensive accumulate e in questo senso svolge un importante ruolo di valvola di sfogo.
La malattia funge infatti anche da segnale d'allarme, con una precisione analoga a quella dei traumi. Ci parla con molta accuratezza di ciò che accade dentro di noi e ci offre interessanti indicazioni per il futuro. 
Infine, essendo un messaggio passivo, costituisce una fuga, un indebolimento di chi la subisce e talvolta viene persino inconsciamente vissuta come una disfatta, una caduta.
Consciamente o inconsciamente, la malattia rappresenta una constatazione di fallimento o incapacità di capire, ammettere o addirittura semplicemente avvertire la distorsione interiore.
Non siamo riusciti a reagire, a fare in modo di cambiare o, peggio ancora, crediamo di non essere stati sufficientemente forti da resistere.
Se dopo aver recuperato impariamo la lezione, svilupperemo un'immunità interiore; in caso contrario ci indeboliremo ulteriormente e contrarremo sempre più facilmente altre malattie.
Più la tensione da evacuare sarà vecchia o pesante, maggiore risulterà la sua potenza e più profonda o grave si dimostrerà la malattia.
Nel caso dei traumi, il corpo si ripara i danni grazie al miracoloso fenomeno della cicatrizzazione. Si tratta di un fenomeno attivo, perchè a ricostruirsi sono le cellule che hanno subito un trauma o quelle del medesimo tipo. 
Nel caso della malattia, il corpo si ripara grazie al sistema immunitario, E' questo un processo passivo, nella misura in cui a intervenire sono cellule di altro tipo e non quelle malate.
L'aiuto, l'assistenza, la soluzione provengono dall'esterno, da elementi estranei dalla parte malata. 

Atti mancanti; 
Attraverso i nostri lapsus o gesti maldestri e accidentali esprimiamo e liberiamo tensioni interiori che non eravamo riusciti o non avevamo potuto liberare in altro modo.
Quest'atto è la manifestazione concreta di un tentativo di comunicazione del Non-Conscio con il Conscio. 
Si tratta di un messaggio , talvolta codificato, mediante il quale il nostro Non-Conscio esprime una tensione interiore. Indica al Conscio che il vissuto non è coerente con la sostanza, che qualcosa non funziona.
Può assumere tre forme: lapsus linguae, un gesto maldestro o un incidente più traumatico.
Se la comunicazione interiore funziona, se non è stata interrotta da un'ipertrofia  del Conscio, il messaggio giungerà attraverso tensioni fisiche o psicologiche, incubi lievi o atti mancati.
se però la comunicazione è di qualità peggiore o addirittura pressochè inesistente, la forza del messaggio dovrà aumentare.
Entreremo così nella fase accidentale o conflittuale per provocare e ottenere i traumi di cui ho parlato in precedenza.
(Fonte Michel Odoul "Dimmi dove ti fa male Glossario psico-energetico")
Ringraziamo Antonella e il suo blog nellanimoantico.blogspot.it/