venerdì 6 dicembre 2013

Nasce anche in Italia un'oasi per galline salvate dal macello

Con questo pezzo inauguriamo la rubrica del venerdì, "Vivere Ecologico". Con una novità in più, che speriamo diventi consuetudine. Non lo abbiamo scritto noi, l'ha fatto una di voi e noi con piacere le diamo spazio. Questa per noi è condivisione. Quindi, se avete un argomento che vi sta particolarmente a cuore, che conoscete molto bene, contattateci!
Tornando all'articolo, o meglio, al racconto di oggi, vi anticipiamo che verrete a contatto con una realtà poco o per nulla nota. "La gallina non è un animale intelligente, lo si capisce da come guarda la gente" cantava il vecchio adagio. Forse è giunto il momento di andare oltre questo luogo comune. Buona lettura!
Di Simona Basi
Ebbene ci sono riuscita. Da giugno gestisco un’oasi per galline salvate dal macello e provenienti dagli allevamenti intensivi. La passione per i pennuti, in particolar modo per questi animali, nasce diversi anni fa, quando ancora ero una bambina e mi regalarono un pulcino.
Questo pulcino era sempre con me e mi seguì anche quando, arrivata l’estate, andai in vacanza. Siamo praticamente cresciuti insieme e quando lui morì io avrei compiuto i 18 anni pochi mesi più tardi.
Ho sempre pensato che non avrei vissuto una favola così e quando, oramai 6 anni fa, adottai 2 pulcini (Gino e Caterina) fu come vivere una seconda favola!
Caterina in particolare era sempre con me, sulla mia spalla, anche una volta divenuta adulta e quindi gallina.
Insieme siamo state dappertutto: al mare, in montagna, in città, nei parchi, in giro per le città d’arte e anche a fare la spesa, con lei accovacciata nella sua comoda cesta dentro al carrello. Piangeva quando uscivo di casa, era uno strazio vederla soffrire così per il distacco da me e quindi cercavo, non appena potevo, di assecondarla e di starle sempre vicino e proteggerla.
E lei protesse me e mi consolò in diverse occasioni. Quando ero triste o disperata mi prendevo la mia cucciola tra le braccia e mi addormentavo con lei, tra le lacrime, e quando mi svegliavo la trovavo ancora accovacciata sul mio petto.
Sin da bambina rifiutai la carne, forse perché già fui svezzata da latto-vegetariana, e a otto anni decisi di diventare vegetariana, scontrandomi soprattutto con mio padre che si arrese solo dopo aver avuto il ‘via libera’ del nostro medico di base.

Mi occupo di pulcini e galline sin da quando ero una bambina, perché venivo coinvolta e ‘responsabilizzata’in questo dalla mia bisnonna e ogni volta che nascevano i pulcini dalle sue galline mi incaricava formalmente di provvedere alla loro sicurezza e mi informava sui pericoli in cui potevano incorrere. Dovevo accudirli e prendermi cura di loro esattamente come si potrebbe fare con i fratellini più piccoli e ricordo che mi prendevo cura di loro in maniera esemplare, preoccupandomi, pur se io stessa così piccolina, se avessero freddo, o fame e cambiavo spesso loro l’acqua per bere.

Oggi sono cresciuta, ho 36 anni, ma la passione di accudire questi piccolini è rimasta viva in me. Per anni, dopo che mi sono trasferita in città, non mi sono potuta prendere cura di loro, poi un giorno, 6 anni fa, mi capitò l’occasione: una telefonata di un amico mi avvertiva della possibilità di adottare due pulcini provenienti molto probabilmente da un allevamento intensivo.
Mi precipitai, assieme al mio ragazzo, e li adottammo immediatamente. Li chiamammo Gino e Caterina.
Per 6 anni ho cresciuto prima una poi due galline come splendidi, dolcissimi e affettuosissimi animali da compagnia, nel mio appartamento collocato nel verde del parco condominiale e dotato comunque di un’ampia terrazza che io attrezzai con numerosi vasi di terra, fiori, ciotole di acqua e pappa e varie ceste dove le mie cucciole sovente si riparavano per fare il loro uovo. Apro una piccola parentesi sull’uovo: per ogni gallina il suo uovo rappresenta tutto: simboleggia la continuità della specie ed è fonte, se non fecondato, di calcio e nutrienti specifici per loro, non per noi. Ogni singolo uovo costa fatica e immenso dolore per la gallina e l’animale ne esce prostrato. Vivendo con loro così a stretto contatto ho potuto cogliere aspetti che per altri possono risultare nuovi, bizzarri o sconosciuti. Ma per me rappresentano il mio animaletto domestico, che per personalità posso affermare essere esattamente a metà strada tra il gattino e il cane.
Pensano in autonomia alla loro pulizia quotidiana e ricercano la loro cestina con il cuscino pulito e la lettiera come un gattino, ma sono anche affettuosi, fedeli e gelosissimi come dei cani! Anzi, lessi un libro sugli uccelli: questi animali sono permalosissimi e gelosissimi più di qualsiasi altro  animale.

Prima di ottenere il posto adatto ove creare questa dolcissima quanto singolare oasi, ho vissuto dunque l’esperienza della gallina quale animale domestico che viveva con me nel mio appartamento e insieme andavamo nei parchi almeno 3 volte al giorno, per lunghe passeggiate, con la mia piccolina che mi seguiva, o stese insieme sul telo per prenderci il Sole.
In questi anni ho avuto la fortuna di collezionare vario materiale audiovisivo che resterà per me e per chi in questi anni mi ha seguita con costanza in rete un caro ricordo.

Da giugno di quest’anno, da quando è iniziato l’iter per ottenere la possibilità di realizzare un vero e proprio rifugio, sto accudendo dieci galline ed è uno spettacolo vederle crescere felici e vederle corrermi incontro saltando fuori da qualsiasi angolo ogni volta che vado al rifugio, nonostante per il cibo ci pensi un’altra persona, avendo orari strettissimi con il mio lavoro. Da me loro cercano solo coccole e soprattutto coloro che ho accudito in prima persona perché avevano patologie che necessitavano di cure veterinarie non perdono occasione per dimostrarmi la loro gratitudine e non appena mi siedo mi salgono sulle ginocchia e si accovacciano.
La gestione del rifugio al momento spetta a me e a quell’angelo di mia nonna che sono riuscita a convincere, nonostante la sua iniziale perplessità, ottenendone in prima persona dei miglioramenti visibili sulla sua salute e sul suo umore. Dopotutto, è un bellissimo ‘passatempo’ che ti fa stare all’aria aperta, ti tiene impegnata e dà grandissime soddisfazioni soprattutto per l’immenso amore e riconoscenza che riceviamo quotidianamente da questi animali che sono stati salvati da situazioni tremende.
Il mio lavoro all’interno del rifugio è modulato come segue: il mattino mi sveglio prestissimo e alle 7 e un quarto sono già al rifugio per dare la prima pappa, cambiare le varie ciotole dell’acqua e soprattutto pulire la cameretta dove hanno soggiornato tutte e dieci durante la notte.
Le fasi successive spettano a mia nonna: la ‘pappa’ delle undici e mezza e quella delle quattro. Dopodiché è sempre mia nonna che si occupa di contarle tutte e di aspettare che siano tutte entrate dentro la loro veranda per poi chiudere con il lucchetto. Resta a me solo il compito, a tarda sera, dopo il lavoro, di riaprire il lucchetto e di serrare l’apertura che dalla veranda porta nella loro cameretta in muratura, affinché non entrino animali predatori e affinché siano più riparate dal freddo della notte.

Questo rifugio rappresenta un po’ una svolta. Si sono sempre considerati solo il cane o il gatto come animali degni di tutela e con l’apertura di quest’oasi ho voluto lanciare un messaggio forte: tutti gli animali possono essere nostri amici, tutti gli animali meritano il nostro amore e la nostra protezione, perché non ci hanno mai fatto nulla di male, al contrario siamo sempre stati noi a fargliene, senza alcuna vera necessità.
Ho raccolto testimonianze le più raccapriccianti di come i singoli contadini fossero soliti ammazzare questi animali, a partire dalle forbici negli occhi aspettando che dagli occhi fuoriuscisse tutto il sangue, sino ad arrivare alla recisione della gola, tra lamenti, grida, terrore e sofferenze terribili.

Tutto questo non è più necessario. Tutto questo può essere superato da una cultura nuova, da un’esperienza di convivenza nuova. E spero con il mio rifugio di aver dato l’esempio e l’idea per altri futuri rifugi per questi animali.
---
Simona ci ha inviato anche un pensiero di addio per una sua amica pennuta. Abbiamo riflettuto sull'opportunità o meno di pubblicarlo, dato che è molto personale. Tuttavia alla fine abbiamo optato per il sì. Ci ha colpito molto il rapporto creatosi tra le due, che ci sembra così alieno ad un animale come la gallina. Ricordo distintamente, però, che solo fino a pochi anni fa lo stesso stupore si riversava sui conigli, oggi tranquillamente accettati nelle case per compagnia. Per quanto radicati, è sempre un buon esercizio sfidare i propri pregiudizi

La mia cucciola arancione…e con una personalità forte, anche se nasce come pulcino con un occhio cieco e le era rimasto il becco da pulcino anche da adulta, da gallina.
Ma la sua personalità era talmente forte che riusciva ad imporsi lo stesso!
E come era gelosa… forse la bimba più gelosa che ho avuto! Era gelosissima e voleva essere sempre al centro della mia attenzione, voleva che la considerassi per prima altrimenti piangeva! Da piccolina piangeva forte, da grande se mi vedeva accarezzare le altre si fermava a guardarmi lamentandosi con il suo ‘e-e’ e poi quando io mollavo tutto e correvo a coccolarla con la testina si avvicinava al mio collo e faceva le fusa.
Non Ti dimenticherò MAI cucciola mia adorata!!!
E quando sapevi che Te ne stavi andando, i Tuoi occhi erano lucidi, forse piangevi perché sapevi che mi stavi dicendo addio e non mi avresti più rivista!!
L’etologa mi disse che il motivo per cui in ultimo non Ti facevi più prendere in braccio da mia nonna o mia mamma era perché Ti eri talmente affezionata a me che avevi paura che gli altri membri della famiglia Ti avessero portata via da me… e Tu invece eri fiduciosa che sarei tornata a riprenderTi!
Ti voglio un mondo di bene, cucciolina mia. Riposa in pace ora e, quando puoi o vuoi, vienimi a trovare per farmi ancora compagnia sulla mia spalla e consigliarmi e consolarmi come solo Tu sai fare...TVB. La Tua dada.

5 commenti:

  1. Anch'io da piccola cercavo di salvare gli animali, me li facevano vedere uccisi o durante l'uccisione, e io progettavo strategie di liberazione che poi cercavo di attuare, oppure celebravo funerali con foglie, fiori e riti privati...

    In bocca al lupo per il tuo rifugio! <3

    RispondiElimina
  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina
  3. è bellissimo quello che sei riuscita a fare per queste fantastiche creature!
    Un abbraccio forte!!!

    RispondiElimina