Inauguriamo la rubrica "Vegetariani nella storia" con questo grande scienziato, matematico e filosofo. Il primo a formalizzare, quantomeno nella cultura occidentale, il pensiero vegetariano.
Partiamo proprio da qui. "Vegetariano" è un termine relativamente recente, fine del XIX secolo. Nei secoli precedenti chi sceglieva una dieta senza carne (e furono moltissimi) veniva definito, appunto, pitagorico. Tale fu la sua influenza sulla storia.
Noi moderni incontriamo Pitagora, pure con un certo fastidio, da ragazzini, mentre ci rompiamo la testa sui suoi teoremi. Molti non vanno oltre questo incontro fugace, perdendosi una delle figure più affascinanti del mondo antico.
E' impossibile distinguere mito e realtà nella sua storia, infatti. Quasi certamente non lasciò nulla di scritto e gran parte dei riferimenti sulla sua vita sono di epoca molto più tarda, inestricabilmente fusi alle leggende sorte su di lui con i movimenti neoplatonici e neopitagorici, che lo vedono come figlio del dio Apollo. Pochissimi i riferimenti antichi. Senofane, Eraclito, Erodoto e un pugno di altri, che pure in parte lo vedono come figura leggendaria. Lo stesso Aristotele, nella impossibilità di distinguere il suo pensiero da quello degli allievi e della scuola da loro generata, definisce genericamente il tutto come "i cosiddetti Pitagorici". Questo ha portato gli studiosi, nel corso dei secoli, alle più diverse conclusioni. C'è chi, e non sono pochi, è arrivato a negarne del tutto l'esistenza e chi ha visto in lui una figura messianica simile a quella di Gesù, con tanto di annunciazione al padre dell'arrivo di un figlio semidivino.
Che sia stata una persona, la fusione di più pensieri o un simbolo, non è questo però il luogo e il tempo per deciderlo. Quello che conta è ciò che questa figura ha rappresentato e rappresenta per la nostra storia.
I meriti ricondotti a lui sono un elenco senza fine: rivoluzionò la matematica, l’astronomia, la musica, la scienza medica un secolo prima di Ippocrate. Gli si attribuisce l'origine del sistema naturopatico di guarigione senza l’uso di medicine o operazioni, e si potrebbe andare avanti ancora a lungo. Soprattutto, attraverso i suoi insegnamenti, gli si attribuisce una vera e propria rivoluzione etica e morale.
Dai suoi leggendari viaggi in Egitto, a Babilonia (dove ebbe Zoroastro come maestro), in India, Pitagora derivò una vera e propria fede religiosa, la metempsicosi, legata anche e soprattutto agli antichi miti di Orfeo. Questa fede-filosofia è incentrata sul concetto di reincarnazione e racchiude valori come la non violenza, la temperanza, il rispetto tra gli uomi e per tutti gli esseri viventi senza esclusione alcuna ed è ben rappresentata da questi versi di Senofane:
« Si dice che un giorno, passando vicino a qualcuno che maltrattava un cane, [Pitagora], colmo di compassione, pronunciò queste parole: "Smettila di colpirlo! La sua anima la sento, è quella di un amico che ho riconosciuto dal timbro della voce." »
E' impossibile non riconoscere, andando oltre la distinzione tra realtà e leggenda, l'influsso del pensiero orientale e indiano in particolare su questa filosofia occidentale. Leggendari o meno, quei viaggi e quei contatti ci furono eccome.
Potremmo andare avanti a lungo tra storie, citazioni ed aneddoti. La figura di Pitagora è un pozzo quasi senza fondo dal quale attingere navigando tra realtà e leggenda, tra l'uomo e i pitagorici.
A secoli di distanza Ovidio gli attribuisce un pensiero, di una modernità sorprendente. Quale che sia il seme umano che l'ha generato, resta per noi una svolta fondamentale nella storia
«Per primo si scagliò contro l'abitudine di cibarsi di animali, per primo lasciò uscire dalla sua dotta bocca parole come le seguenti [...]: «Smettetela, uomini, di profanare i vostri corpi con cibi empi! Ci sono le messi, ci sono alberi stracarichi di frutti, ci sono turgidi grappoli d'uva sulle viti! Ci sono erbe dolci e tenere [...]. Avete a disposizione il latte e il miele profumato di timo. La terra nella sua generosità vi propone in abbondanza blandi cibi e vi offre banchetti senza stragi e sangue [...]. Che enorme delitto è ingurgitare viscere altrui nelle proprie, far ingrassare il proprio corpo ingordo a spese di altri corpi, e vivere, noi animali, della morte di altri animali!»
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